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Con il Titus si compie la metamorfosi della compagnia teatrale di Rigillo

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
La metamorfosi attoriale della compagnia di Mariano Rigillo si è concretizzata lo scorso mercoledì sul palco della Fenice.

di Milena Delle Grazie


In due serate gli attori hanno prima vestito i panni ironici e amari dei personaggi di Molière e il suo “Misantropo”, poi le vesti solenni e storiche del “Titus Andronicus” di Shakespeare, sempre per la regia di Roberto Guicciardini.
Attribuitagli come sua presunta prima tragedia, il Titus del geniale autore inglese è un’apoteosi di violenza e atrocità ma soprattutto è una delle rappresentazioni più sfacciate della dipendenza dal potere da parte dell’essere umano e di come la sua forza sia pateticamente deleteria.
Tito Andronico, uomo d’onore e devoto alla patria, ritorna trionfante a Roma in seguito alla vittoria sui Goti; ma la furiosa vendetta dei vinti si abbatte su di lui e la sua stirpe per mano e bocca della perfida Tamora, regina dei Goti.
Grandi, grandissimi gli attori, alle prese con un testo modernamente pulp, difficile, a tratti volgare, dove sangue e atrocità la fanno da padrone: Rigillo è poderoso nei panni di Tito, la sua presenza fisica è imponente anche quando è ferito nel fisico e nell’animo, e la sua voce ha una potenza tale da mettere in soggezione chiunque.
Anna Teresa Rossini è una perfetta Tamora, bellissima e cattiva, vendicativa e quasi animalesca in certe situazioni.
Il resto del gruppo convince ugualmente, muovendosi sullo sfondo di una scenografia cupa e infernale, tra grida di dolore e una musica non sempre all’altezza dell’atmosfera tragica di uno degli esempi teatrali più espliciti di stupidità umana.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 14 aprile 2006 - 2013 letture

In questo articolo si parla di la fenice