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Con i Vedri per i diritti e l'integrazione

12' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Nella sede del Centro Sociale Saline di Senigallia, il pomeriggio di venerdì 24 marzo, si è tenuto, come preannunciato, l'incontro pubblico dal titolo Casa, lavoro, diritto di voto, integrazione sociale: diritti di tutti, promosso dal gruppo dei Verdi di Senigallia.

di Fabrizio Manizza
Direttivo Verdi Senigallia


I relatori erano: Marcello Mariani, consigliere comunale dei Verdi di Senigallia e membro del CdA dell'ERAP (ex IACP), che ha parlato del diritto alla casa; Francesca Paci, presidente ex-IRAB, che ha parlato del diritto al lavoro; e Mohamed Malih, mediatore culturale, che ha parlato di diritto di voto e integrazione; sono inoltre intervenuti Luca Conti, presidente dei Verdi di Senigallia, e l'on. Marco Lion, deputato senigalliese dei Verdi al parlamento nazionale, che entrambi hanno chiarito come la problematica dei diritti trattata nell'incontro sia inserita nell'agenda politica dei Verdi e dell'Unione di centro-sinistra, come parte del programma politico della coalizione.

Ha aperto l'incontro Luca Conti presentando i relatori e spiegando le ragioni per cui i Verdi di Senigallia in particolare si sono fatti carico di portare avanti le questioni relative ai diritti di cittadinanza e integrazione, questioni che riguardano in particolare gli immigrati residenti nel nostro paese, ma che toccano in generale tutte le fasce deboli della società che si trovano a vivere in condizioni di precariato, anche grazie alle politiche che in materia di stato sociale e lavoro sono state attuate dal presente governo di centro-destra.

Marcello Mariani ha affrontato il problema del diritto alla casa facendo un quadro generale del mercato immobiliare e delle condizioni economiche che lo governano, in particolare per quanto riguarda affitti e prezzi immobiliari. Anche da una ricognizione superficiale risulta chiaro come tali condizioni economiche costituiscano di per sé una barriera che impedisce l'accesso al mercato immobiliare da parte non solo degli stranieri residenti ma anche di quella fascia di lavoratori che per oggettive condizioni di basso reddito non possono assolutamente accedere ai prezzi attuali: gli affitti elevati e i prezzi proibitivi degli immobili in vendita mettono tutte queste persone nella oggettiva impossibilità di trovare un alloggio. Questo significa impedire loro l'accesso ad una delle strutture basilari dell'integrazione sociale, dato che sappiamo tutti come la disponibilità di un alloggio sia la condizione indispensabile della vita familiare: questa barriera economica che ostacola l'accesso agli alloggi lede dunque uno dei diritti fondamentali delle persone. Sono state perciò attivate delle politiche per andare incontro a questo bisogno basilare: i Comuni oggi dispongono di uno strumento in più in merito, dato che sono in grado di redigere delle graduatorie mirate per l'accesso agli alloggi, maggiormente calibrate sui bisogni reali, e in particolare hanno avviato progetti di edilizia agevolata, che consente la costruzione di nuovi alloggi anche accedendo a mutui, che possano poi essere affittati sulla base di affitti concordati e garantiti: gli alloggi a basso prezzo, frutto dei progetti di edilizia agevolata, possono poi essere resi accessibili a tutti coloro che per limiti di reddito sono esclusi dalle normali condizioni del mercato immobiliare, sulla base di graduatorie dedicate. A Senigallia, l'iniziativa dei Verdi cittadini si è concentrata in particolare sul problema del diritto alla casa, e sono stati raggiunti significativi risultati in proposito, dato che sono state scelte alcune aree da destinare all'edilizia agevolata, in particolare nell'area ex-VECO della Cesanella e in area PEEP al Cesano. Una pianificazione in merito è stata quindi avviata, si tratta di un percorso lungo che impegnerà l'amministrazione nei prossimi anni, ma i Verdi senigalliesi garantiscono un impegno costante in merito.

Francesca Paci ha trattato il tema del diritto al lavoro facendo un quadro della popolazione di immigrati nella regione Marche: nella nostra regione il fenomeno dell'immigrazione è relativamente recente ed ha assunto negli ultimi tempi proporzioni molto rilevanti dato che il numero degli immigrati residenti è quintuplicato nell'ultimo decennio. Questo aumento riflette ovviamente le proporzioni di un fenomeno generale che è nazionale e transnazionale, e assume anche nelle Marche le sue forme tipiche: rispetto alla popolazione di stranieri residenti del passato, che consisteva di persone trasferitesi in Italia per motivi di studio, oggi si tratta di persone che immigrano nel nostro paese in cerca di lavoro. Nelle Marche il rapporto tra popolazione immigrata e residente è del 4,3 %. Va tenuto certamente presente che tale dato è sottostimato rispetto alla realtà, date le oggettive difficoltà di rilevamento di un settore che resta in parte sommerso, comunque si tratta di un dato inferiore alla media nazionale e sostanzialmente allineato alla media europea: non esiste dunque uno stato di emergenza nella nostra regione rispetto alla questione immigrazione, checché se ne dica. Al primo posto numericamente si trovano gli Albanesi, seguiti da Magrebini, Rumeni e altre nazionalità. E' sufficiente osservare il dato relativo al tasso di disoccupazione nelle Marche, nel quadro del rapporto tra domanda e offerta di lavoro, e porre questo in relazione alla presenza numerica degli stranieri, per capire chiaramente come questi ultimi rappresentino una risorsa necessaria per il nostro mercato del lavoro, più che un problema. Questo per diverse ragioni, tra cui la maggiore disponibilità a spostarsi sul territorio e a fare lavori da cui gli italiani rifuggono, lavori che sono però importanti sul piano sociale, basti pensare alla rilevante presenza di stranieri nel settore dell'assistenza familiare (i cosiddetti "badanti"), che richiede investimenti di energie sempre maggiori dato il relativo aumento della popolazione anziana. Questa risorsa rappresentata dagli stranieri è stata però mortificata dalle politiche degli ultimi anni, in modo particolare dalla legge Bossi-Fini. Tale legge riduce l'immigrato a pura e semplice forza-lavoro di basso livello, escludendo tutti gli altri aspetti relativi all'esercizio dei diritti fondamentali della persona: gli immigrati vengono visti come braccia da lavoro, non come persone. Il cittadino straniero viene trattato come un cittadino perennemente "in prova", titolare soltanto di permessi di breve durata continuamente rinnovabili, che lo espongono al rischio di ritrovarsi in condizioni di clandestinità (e quindi a rischio espulsione) anche dopo molti anni che vive e lavora nel nostro paese. La politica delle quote di immigrazione della Bossi-Fini si basa inoltre sul principio errato e inattuabile della gestione a distanza dell'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, che dovrebbe essere attuato ancor prima che lo straniero si sia trasferito nel nostro paese: l'inattuabilità pratica di questo principio sta all'origine della situazione attuale, in base alla quale lo straniero entra come clandestino, instaura un rapporto con un datore di lavoro che oggettivamente ne ha bisogno, e comincia a lavorare come irregolare, in attesa poi di una provvidenziale sanatoria che gli consenta di regolarizzarsi. L'evidente fallimento della legge Bossi-Fini lo abbiamo visto in occasione delle recenti file agli uffici postali di migliaia di stranieri che vivono e lavorano nel nostro paese e che non chiedono altro che di poterlo fare regolarmente: è solo la normativa attuale che respinge nell'irregolarità e nella clandestinità persone che sono già socialmente inserite e attive sul piano del lavoro. Operando in tal modo si impedisce agli immigrati di avere e di attuare un loro progetto di vita, come è diritto di tutti: si nega loro un autentico inserimento nella nostra società, e paradossalmente questo viene loro negato proprio dalle politiche di coloro che poi rimproverano agli stessi stranieri l'incapacità di inserirsi nella società italiana! E' dunque assolutamente necessario spezzare questa spirale paradossale che genera solo processi di esclusione e sfruttamento, e attivare politiche di inclusione e integrazione. I Verdi e tutta l'Unione di centro-sinistra hanno posto al centro delle loro politiche il cittadino immigrato visto non più come semplice forza-lavoro ma come portatore di un suo progetto di vita e come soggetto di diritti di cittadinanza al pari di qualsiasi altro cittadino. E' chiaro come il problema possa essere affrontato seriamente solo mettendo mano alla legislazione nazionale e abrogando la Bossi-Fini, sostituendola con una nuova legge, ma alcune amministrazioni sensibili stanno già attuando alcuni provvedimenti che mettano rimedio almeno alle conseguenze peggiori della normativa attuale: in particolare, durante la pratica di rinnovo del permesso di soggiorno, all'immigrato viene attualmente rilasciata una sorta di ricevuta o documento temporaneo, il cosiddetto "cedolino", che però è un documento privo di qualsiasi validità, ad esempio non può essere utilizzato per fare una domanda di lavoro, con la conseguenza che, dati i tempi di attesa burocratici, durante la pratica di rinnovo del permesso di soggiorno, all'immigrato non è possibile fare domanda di lavoro, perché non è in possesso di un documento valido. Alcune amministrazioni, in accordo con le prefetture, hanno deciso di estendere al cedolino la stessa validità, come documento, del permesso di soggiorno, evitando al cittadino immigrato le continue interruzioni nell'esercizio di un diritto fondamentale come quello al lavoro, durante i periodi di attesa dovuti al rinnovo dei documenti: è una piccola cosa ma rappresenta comunque un segnale di civile considerazione verso persone che una normativa illogica e paradossale può imprigionare dentro meccanismi burocratici davvero infernali.

Mohamed Malih ha affrontato il tema del diritto di voto in relazione all'integrazione e alla cittadinanza: ha sottolineato come l'integrazione possa avvenire pienamente solo estendendo via via agli immigrati tutti i diritti di un comune cittadino. E' giusto partire dai diritti fondamentali che possono garantire un accettabile livello di vita, come i diritti alla casa e al lavoro, ma lo sbocco naturale della conquista dei diritti sta nell'acquisizione del diritto di voto, a partire dal voto amministrativo. In questo senso un primo piccolo passo si è fatto anche a Senigallia, consentendo agli immigrati l'elezione di alcuni consiglieri aggiunti che possano rappresentarne le esigenze, ma si tratta solo di un primo passo al quale deve seguire l'acquisizione di veri e propri diritti politici di rappresentanza, pari a quelli di tutti i cittadini. Attualmente gli immigrati infatti sono visti solo come forza lavoro, o al massimo come una componente sociale i cui problemi vanno in qualche modo affrontati, ma in questa chiave essi restano solo un elemento passivo di politiche altrui, che siano i partiti di destra o di sinistra, che attuano politiche sull'immigrazione senza però doverne rendere conto ai cittadini immigrati stessi ma solo ai cittadini italiani, che sono appunto quelli che votano. Nel momento in cui i cittadini immigrati abbiano il diritto di voto essi diverranno anche una componente politica della società di cui fanno parte, ed i politici dovranno tenerne conto non solo come problematica sociale ma anche come bacino di consenso elettorale delle loro politiche. L'integrazione allora sarà vera e piena: la parità dei diritti e dei doveri tra tutti i cittadini, senza distinzione di razza e religione. Al momento attuale siamo ancora molto lontani da questo traguardo: in proposito vi è stato in Italia il tentativo da parte di alcune comunità locali di estendere agli immigrati il diritto di voto amministrativo, ma questo tentativo è stato bloccato dalle autorità centrali dello Stato, dato che è stato considerato incostituzionale. E' perciò importante che partiti politici come i Verdi si dicano interessati alla questione del diritto di voto agli immigrati, dato che il percorso da fare è ancora lungo ed è impossibile ottenere risultati positivi senza un impegno diretto e chiaro delle forze politiche. Gli immigrati da parte loro osservano con molto interesse tutto quanto si muove in questo campo e sono disposti a fare la loro parte, dato che si considerano già cittadini anche se non ancora con pieni diritti.

L'onorevole Marco Lion ha concluso l'elenco degli interventi sottolineando alcuni punti: la concessione dei diritto di voto agli immigrati è fondamentale e a questo punto necessaria se vogliamo rispettare i principi dello stato di diritto che ci uniscono tutti in quanto cittadini di una democrazia di stampo europeo. Secondo il principio classico delle democrazie infatti non esistono doveri se non in presenza di diritti: come dicevano i padri fondatori della democrazia americana, "no taxation without representation", "niente tasse in assenza di rappresentanza politica". Ora, i cittadini immigrati che lavorano già pagano le tasse in questo paese e soprattutto pagano la loro parte dei contributi che serviranno per pagare le future pensioni di anzianità, quindi hanno già in questo senso maturato il loro diritto alla rappresentanza politica e al voto. Si tratta di un percorso da fare, ma di un percorso che è giusto e inevitabile se vogliamo continuare a dirci democratici. L'Italia dovrebbe essere un paese particolarmente sensibile a questa problematica vista la sua storia: gli emigranti italiani hanno costituito comunità in molti paesi del mondo e hanno per primi dovuto affrontare tutti i problemi che comporta l'andare a lavorare e a vivere in un altro paese. Ripensare alla nostra storia può essere anche il modo per trovare la chiave giusta di interpretazione delle vicende attuali e le giuste soluzioni ai problemi che comportano. In particolare, i Verdi italiani, nel quadro delle politiche dell'Unione, si impegnano ad attivare una politica che porti al superamento della gestione scandalosa degli attuali Centri di Permanenza Temporanea (Cpt), che come ha dimostrato una recente inchiesta sono dei veri e propri centri di contenzione forzata e non di accoglienza, e all'abolizione della legge Bossi-Fini.

Alle relazioni ha fatto seguito un vivace dibattito tra i cittadini intervenuti sulle questioni trattate.

Marcello Mariani

Il tavolo dei relatori

   

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Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 25 marzo 2006 - 3277 letture

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