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Cavallari: ''Ancora presto per intitolare una via a Quattrocchi"

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
La comunità che decide di scolpire sul proprio volto urbano la memoria di un personaggio attraverso la intitolazione è perché in esso si riconosce, attraverso di lui vuole conservare nel tempo e indicare alle nuove generazioni una testimonianza di vita che abbia espresso valori etici, civili, culturali, filantropici in cui crede...

da Mario Cavallari
consigliere comunale Ds


Tanti sono i personaggi anche della nostra Senigallia cui degnamente potremmo affidare il testimone dei grandi valori che condividiamo: un nome per tutti: Mario Giacomelli, espressione somma della cultura fotografica.

Ma proprio perché un minimo di tempo storico provasse la validità e l’autenticità di una testimonianza di vita, saggiamente il legislatore ha posto una norma in base alla quale devono trascorrere almeno dieci anni dalla morte dei personaggi per l’intitolazione di vie o piazze a meno di deroghe particolari, che non sempre sono giustificate soprattutto quando si agisce dietro una spinta emotiva o con motivazioni dettate da altre convenienze rispetto alle finalità di una intitolazione.

Mi è sembrato utile indicare queste coordinate di riferimento entro le quali collocare l’o.d.g. proposto, sul cui vado a fare qualche considerazione più specifica.

Teniamo a dire con chiarezza, che tutta la pietas ed il sacro rispetto di fronte alla morte sono da noi tributati con pienezza alla memoria di Fabrizio Quattrocchi . Detto questo , non riteniamo che le motivazioni della proposta siano insufficienti per condividerla e sostenerla :

-la tragedia è avvenuta all’interno di una guerra per noi più detestabile di altre perché dichiarata su presupposti documentalmente falsi, nella quale la presenza ed il ruolo del personaggio in questione pare siano dovuti ad interessi di belligeranza;

-ci è difficile condividere , ora, l’affermazione, contenuta nel testo dell’o.d.g. che “ questo connazionale ha rafforzato nel mondo l’idea di una Nazione che non si piega di fronte alla sopraffazione e alla violenza”: lasciamo che il tempo comprovi questa affermazione : dietro quel gesto orgoglioso noi non sappiamo quale biografia sia scritta, di quali valori essa sia testimone perché la nostra comunità cittadina possa , nel tempo, riconoscersi in essa. Dico questo perché siamo convinti che i valori per cui si vive e si muore sono più importanti delle parole che si pronunciano quando si muore. Parlano molto di più alle nostre sensibilità e ai nostri valori altre vittime italiane della guerra in Iraq, quali Nicola Calipari, Enzo Baldoni, persone andate a svolgere in quel paese un rischioso e coraggioso servizio civile o la dott.ssa Maria Bonino che ha contratto un virus per restare accanto ai bambini che curava.

-Aspettiamo dunque che maturerà dalla storia che ha tempi più lunghi degli impulsi emotivi, delle pulsioni ed anche delle convenienze politiche e senz’altro avremo elementi più chiari e sicuri per intitolare o meno una via, una piazza od un edificio a Fabrizio Quattrocchi, al quale, ripeto, va quel rispetto e quella pietas dovuti ad una persona che ha subito una simile tragica fine della propria vita.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 24 febbraio 2006 - 1548 letture

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