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Riprendono gli incontri del collettivo Nemesi
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Il collettivo Nemesi riprende i suoi incontri con la volontà di creare, in questo 2006: "qualcosa di importante e soprattutto duraturo per gli studenti senigalliesi e per la città." |
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da collettivo Nemesi
Anno nuovo, progetti nuovi.Stiamo per attraversare un periodo molto importante per il nostro gruppo, non solo perché i percorsi che abbiamo incominciato insieme ai ragazzi di Ancona, Macerata, Milano e tutto il resto d’Italia iniziano a coinvolgerci più attivamente (se tutto va bene, andremo in onda per un’oretta su Radio Sherwood, la frequenza nazionale della rete dei collettivi e dei centri sociali), ma anche per il fatto che abbiamo accettato, in collaborazione con il C.S.A. “½ Canaja”, di portare avanti una serie di iniziative finalizzate a sensibilizzare l’opinione dei cittadini sulle problematiche del quartiere del Porto, ormai divenuto “terra di nessuno” a causa del numero crescente di migranti che si stabiliscono in questa zona.
Non possiamo soprassedere di fronte all’operato del Comune, il quale ha deciso di rispondere alle lamentele-giunte, comprensibilmente, soprattutto dalla fascia “over 60” degli occupanti del rione-stilando un progetto con cui si aumenta la sorveglianza mediante l’installazione di telecamere e la maggiore presenza delle forze dell’ordine.
Questo piano, approvato alquanto inaspettatamente anche dalla sinistra senigalliese, ci sembra essere la conferma di una scelta urbanistica ben precisa, finalizzata sì a restituire valore alla zona del Porto, ma per fini molto più economici che umani:a parte il cantiere millenario che finalmente è stato chiuso, la municipalità ha abbandonato per troppo tempo il quartiere al suo destino, e adesso vorrebbe recuperare il controllo della situazione con un paio di telecamere, qualche poliziotto e due panchine in più?
Noi siamo convinti che in questo modo non solo il problema non verrà risolto, ma dimostreremo ancora una volta agli immigrati che ciò che sta a cuore alla comunità non è conoscere le cause del loro malessere, ma semplicemente fare in modo che le loro difficoltà non ci creino disagi.
E voi?

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