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la storia ritrovata: Simon Bolivar, Menenio Agrippa e...Giuseppe Garibaldi

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Alla fine del ‘700 l’America Latina svolgeva un ruolo di enorme importanza nell’economia mondiale, sia come produttrice di metalli preziosi che come fornitrice di una moltitudine di prodotti agricoli, destinati a soddisfare le esigenze del mercato europeo.

di Paolo Battisti


Non tutti i sudamericani però potevano godere delle ricchezze che offriva la loro terra: la stratificazione sociale presente in quei paesi coincideva quasi perfettamente con la divisione razziale.
Al vertice stavano i creoli (criollis), i bianchi di origine europea, discendenti delle prime generazioni dei coloni, che detenevano la gestione del potere.
Molto più in basso nella scala gerarchica c’erano gli indios (i nativi originari), i meticci e per ultimo i neri.
Ma su tutti a comandare (in maniera spesso dispotica e inadeguata), c’erano le potenze colonizzatrici, il Portogallo (nel Brasile) e la Spagna (nel resto degli altri paesi).
Fu proprio in quel periodo che cominciarono a prendere corpo le aspirazioni indipendentiste dei popoli del sud America, e questo avvenne anche grazie all’eco suscitato dalla rivoluzione americana (avvenuta pochi anni prima, nel 1776) e, più in generale, grazie alla diffusione degli ideali illuministi.
Furono gli stessi creoli, desiderosi di liberarsi dal controllo dei funzionari governativi inviati dalle monarchie europee e insofferenti dei vincoli che il legame con la madrepatria spagnola poneva ai loro commerci, a dare un contributo fondamentale per liberarsi dal giogo delle potenze europee.
Il “creolo” più importante della storia è stato con tutta probabilità Simon Bolivar, un personaggio di grandi capacità politiche e militari.
Nato a Caracas nel 1783, egli è passato alla storia come il Libertador (liberatore), insieme con San Martin, dei paesi dell’America meridionale dalla dominazione spagnola.
Figlio di ricchi proprietari terrieri, Bolivar tra il 1803 e il 1806 compì un lungo viaggio in Europa, dove ebbe modo di studiare, rafforzare le sue idee “illuministe” ed entusiasmarsi per le gesta di Napoleone Bonaparte.
I primi di agosto del 1805 Bolivar giunse in visita a Roma; mentre stava percorrendo la via Nomentana (una importante strada consolare), Simon Rodriguez, l’amico che accompagnava il “nostro” nel suo viaggio, gli indicò una collina posta sulla loro sinistra, e gli disse che quello era il Monte Sacro (oggi un popoloso quartiere della periferia romana), il posto che nel V secolo avanti Cristo accolse i popolani romani che si erano ribellati (per la prima volta) alle vessazioni della classe aristocratica, ora lasciata sola in città.
Fu solo in seguito all’intervento del grande oratore Menenio Agrippa (che declamò un ormai celebre discorso), che i cittadini si convinsero a tornare nelle proprie case.
Ma fu grazie a quel gesto che, per tutelare gli interessi delle fasce più deboli, a Roma sorsero i “tribuni della plebe”, un’istituzione sacra e inviolabile che vigilò per centinaia di anni sulla vita del popolo romano.
Bolivar ascoltò il racconto di questo aneddoto con enorme interesse, e la sera del 15 agosto, inebriato dal sacro fuoco giovanile, e turbato dalla situazione drammatica nella quale ormai versava il suo paese, pronunciò questa solenne promessa: “Giuro per il Dio dei miei genitori, giuro per il mio onore e per la mia patria, che non darò riposo al mio braccio né pace alla mia anima finché non avrò rotto le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo”.
Ed effettivamente mantenne la promessa...

Tornato in America, nel 1813 partecipò attivamente alla liberazione del “suo” Venezuela e nel 1816 vi proclamò la repubblica; a questa seguì l’indipendenza della Colombia e poi dell’Equador.
Nel 1825 Bolivar contribuì a rendere indipendente il Perù settentrionale, del quale divenne Presidente, e che in suo onore prese il nome di Bolivia.
A Caracas l’episodio del Monte Sacro del 1805 è conosciuto unanimemente come “El juramento”, e a tutti gli alunni venezuelani viene chiesto di imparare a memoria la frase che pronunciò il Libertador.
A Roma, il 15 agosto 2005, in occasione del bicentenario del giuramento, è stata posta una colonna a imperituro ricordo di quell’avvenimento nel parco di Monte Sacro.
Simon Bolivar morì nel 1830.

Nel 1851, quasi cinquant’anni dopo la visita romana di Bolivar, un italiano, Giuseppe Garibaldi (in seguito denominato “l’eroe dei due mondi”), che si trovava in Sud America per aiutare la lotta per l’indipendenza di quei popoli, si recò a Paita, un piccolo villaggio sulla costa peruviana. Qui cercò e incontrò un’anziana signora, Manuelita Saenz, che era stata la compagna per tanti anni di Simon Bolivar.
Garibaldi, ascoltando le gesta di quel personaggio da chi le aveva vissute in prima persona, si commosse, e trasse da quell’esperienza un rinnovato slancio che lo fece essere, pochi anni dopo, tra i protagonisti dell’Unità d’Italia.

   

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Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 22 ottobre 2005 - 13434 letture

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