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Marco, vittima di un'alleanza mancata?
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Non entriamo assolutamente nel vespaio di una prova d’esame che, andata come è andata, ha prodotto una seconda bocciatura e quindi la ripetizione dell’anno scolastico. |
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da Alberto Di Capua
Ma la domanda che ci poniamo è: “Come si sono relazionati i genitori e i professori di questo ragazzo in questi lunghi cinque anni (o sei?) prima di questa brutta avventura che gli è capitata?” Indubbiamente, i professori e i genitori avranno fatto di tutto per motivare e preparare il giovane alla maturità classica, ma tra loro sono stati veri alleati?L’alleanza educativa scuola-famiglia è sempre stata un bel rompicapo perché di solito, per la famiglia, sono i professori che non ci sanno fare con i ragazzi, e, per i professori, è la famiglia che spesso ne perde il controllo. Conclusione: i ragazzi si trovano alla fine del corso di studi spesso impreparati e comunque immaturi.
I genitori, man mano che i ragazzi passano da un ciclo di studi ad un altro, hanno un rapporto con la scuola sempre più blando. Essi si fanno vedere solo quando hanno i colloqui con i professori due o tre volte all’anno, alle assemblee per eleggere i loro rappresentanti di classe (adunanze poco partecipate e considerate solo una perdita di tempo) e talvolta convocati d’urgenza per qualche problema particolare (indisciplina o scarsissimo rendimento).
D’altro canto, la scuola non si sforza di creare le condizioni ottimali per poter interagire proficuamente con le famiglie, convocandole, anche spesso, ma solo per informarle di qualche attività o iniziativa dell’Istituto. Altro che alleanza educativa!
Quindi, ci domandiamo che tipo di dialogo si è instaurato mai tra i prof e la famiglia di Marco?
Mi fa pensare a quella immagine manzoniana dei due spadaccini che combattono al buio, fendono l’aria e non riescono mai a colpirsi. Queste due componenti fondamentali del sistema educativo che si sono dette in questi anni per verificare solo oggi che Marco non è idoneo? La bocciatura era già iscritta nei geni di Marco oppure qualcosa si poteva fare per evitargli questa brutta esperienza.
Insomma, una prova d’esame andata male è solo la punta di un iceberg fatta di orgoglio, incomprensioni e poca voglia di ascoltarsi e collaborare.
Oggi la nuova riforma introduce uno strumento che se fatto funzionare bene probabilmente produrrà quel comportamento cooperativo tanto auspicato.
Parliamo del ‘portfolio delle competenze’. Si tratta di una vera propria rivoluzione culturale in ordine alla valutazione dei ragazzi.
Finora la valutazione è stata riservata ai docenti; ora, senza ovviamente interferire sulla specificità didattica, occorre che i genitori esprimano le loro opinioni sulla crescita globale del ragazzo, soprattutto in ordine al comportamento e all’educazione in generale.
La loro opinione, viene registrata nel ‘portfolio’ al fine di avere un quadro complessivo della personalità del ragazzo, nella prospettiva di definire al meglio gli interventi successivi, sia della scuola che della famiglia, in un rapporto di paritaria cooperazione.
Tuttavia, per giungere ad un uso ottimale dello strumento si dovranno affrontare una serie di nodi problematici, come trovare luoghi reali e leali di cooperazione genitori e scuola, coinvolgere famiglie culturalmente e socialmente svantaggiate e formare adeguatamente il personale docente a questo approccio più cooperativo della valutazione.

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