statistiche accessi

x

Una serata dedicata al Bonsai con il Rotary Club di Senigallia

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Ha riscosso l’attento interesse dei molti soci del Rotary Club Senigallia che erano intervenuti , la serata dedicata all’Arte del Bonsai, nel corso della quale il sig. Michele Medici, presidente del “Bonsai Club l’Albero dei Sogni” di Senigallia, assistito dal Prof. Fabio Giovanetti socio del Club, ha introdotto gli intervenuti nel poco conosciuto mondo degli alberi miniaturizzati, nel lavoro che richiedono, nelle “regole” che devono essere seguite dai cultori di questa particolare arte.

dal Rotary Club Senigallia


Nella sua introduzione il Generale dei Bersaglieri dott. Marcello Olivi, Presidente del Rotary Club Senigallia, ha ricordato che il Bonsai Club è una componente di quel Coordinamento del Volontariato di Protezione Civile a favore del quale il Rotary ha dedicato il suo “Progetto del Cinquantenario” consistente nel dono di una FIAT “Doblò”, per festeggiare i cinquanta anni dalla sua fondazione avvenuta il 7 novembre 1955; per questo era presente anche il Rag. Renato Giovanetti, Presidente del Coordinamento.

L’antichissima arte del Bonsai ha avuto origine diversi millenni fa in Cina; l’origine viene individuata nella natura nomade di quelle popolazioni che, spostandosi nel loro immenso territorio spesso arido e desertico, portavano al seguito non solo il bestiame ma anche tutte le “cose” di cui avevano necessità tra cui, assai importanti, erano quelle piante con proprietà medicamentose, spezie ed aromi impiegati in cucina che non erano ovunque reperibili.

Da qui la ricerca di speciali tecniche di coltivazione e la tendenza a miniaturizzarle per renderle più semplici da trasportare. Nel tempo, dalla fase utilitaristica si è passati alla fase estetica, con la ricerca anche in natura di essenze miniaturizzate da mettere in appositi vasi. Quelli che hanno dato visibilità “universale” a questo tipo di coltivazione, elevandola a stadio di arte (cura dei vasi e classificazione dei vari stili), sono stati i Giapponesi che, intravedendone anche le possibilità di monetizzazione, hanno stabilito le procedure per la lavorazione delle varie essenze e codificato i tipi di vasi da impiegare. Negli ultimi decenni anche gli Italiani hanno scoperto questa arte ed in poco tempo ne sono diventati maestri.

Mentre il presidente Medici era intento a praticare alcuni interventi dimostrativi di potatura sulle essenze che aveva portato, il prof. Giovanetti ha spiegato che l’arte del bonsai, in Italia, si è diffusa nell’ultimo ventennio grazie alla formazione fatta dai Giapponesi ed alla sensibilità di chi vi si dedica. “Le piante così trattate –ha affermato Giovanetti- non soffrono, fanno fiori e frutti; se un albero in natura si ammala non ce ne accorgiamo perché trova nella natura la forza per rifiorire. Ecco perché il bonsaista raccoglie anche alberi morenti, perché con cure appropriate, riprendono vigore”.

Il prof. Fabio Giovanetti, parlando con un linguaggio chiaro ed accessibile anche ai non addetti ai lavori e con la convinzione di un appassionato come è lui, ha affermato che un bonsai, per essere bello deve venire costantemente curato: la pianta tende continuamente ad aumentare la propria dimensione, ma bisogna impedire che ciò avvenga. Infatti, se questo si verificasse, la terra del vaso non riuscirebbe a nutrirla venendo meno il giusto equilibrio tra l’apparato aereo e quello radicale.

La forma del vaso, la sua dimensione, la quantità di terra che il vaso contiene, devono essere adeguate alla specie dell’albero ed alle esigenze idriche dello stesso. “Insomma –ha concluso il prof. Giovanetti- fare bonsai significa anche avere conoscenza della fisiologia e della patologia vegetale”.

Nella foto da desdtra il prof. Fabio Giovanetti, il presidente Bonsai Club Medici e il presidente Coordinamento Prot. Civ. Renato Giovanetti.

Testo alternativo Testo alternativo
Clicca per ingrandire





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 17 settembre 2005 - 2612 letture

In questo articolo si parla di





logoEV
logoEV
logoEV