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Intervista all'attore senigalliese Giuseppe Di Mauro

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Entrare a casa dell'attore Giuseppe Di Mauro significa entrare in un luogo dove la poesia e l'amore per essa, si respira e ci circonda.

di Luana Fiorelli
luanafiorelli@vsmail.it


Il corridoio, che porta al suo studio, è decorato da volti di poeti e dai loro versi, il tutto illuminato da luci teatrali in modo da creare un'atmosfera ed un ambiente suggestivo. Dal soffitto, come da una sorta di Olimpo dorato ci guardano i filosofi di ogni epoca: da Socrate a Kant passando per Voltaire e Platone.

L'ambiente, creato nel corso degli anni dallo stesso Di Mauro, rispecchia perfettamente la sua anima di artista e di insegnante di filosofia. Infatti l'attore non solo ha frequentato l'Accademia di Arte Drammatica a Bologna ma si è anche laureato in Filosofia e per entrambe le esperienze vanta una carriera più che ventennale.

Dopo anni di insegnamento Di Mauro ha scelto il teatro ed attirato dalla poesia e dai monologhi lo ha scelto nella forma del Recital. Ha portato in scena in tutta Italia Shakespeare, Neruda, Lorca, Brecht, Pavese e Prévert - solo per citarne alcuni - oltre a Montale, Cardarelli e Leopardi, suoi poeti preferiti. Ha inoltre realizzato una serie di concerti poetico-musicali per Rai Tre.

E' un attore un po' pirata e un poco artista, come lui stesso si definisce. Infatti è una persona che ama ascoltare gli altri e si impadronisce delle loro cose migliori modificandole secondo il suo temperamento. I suoi Recitals sono sempre accompagnati da musiche, in particolare flauto e chitarra classica con musicisti di prim'ordine.

La fine sensibilità dell'artista, le molteplici tonalità vocali di cui è capace accompagnate da mutamenti mimici ed espressivi ed il fatto di interpretare ogni poesia senza l'ausilio del testo memorizzando i versi mentre cammina per strada o in mare guardando i fondali - e questo fino a quando non li sente dentro come se li avesse scritti lui - lo hanno fatto apprezzare da grandi attori italiani. La poesia va interpretata vivendola e l'unico modo per far sprigionare questa emozione è quello di ripeterla in continuazione fino a quando non la si sente propria.

Albertazzi dopo averlo ascoltato al Teatro Argentina di Roma gli ha detto di essere "nella voce e nel dire un misto di Albertazzi e Carmelo Bene". Foà lo ha voluto come Voce Recitante per commemorare Neruda, nel decimo anniversario della sua scomparsa.

Il comune di Recanati lo ha chiamato per recitare Leopardi nel 187° anniversario della sua nascita ed è stato voluto anche a Tarquinia - la città di Vincenzo Cardarelli - per commerare il 30° anniversario della morte.

Di Mauro, nei suoi spettacoli, prima di iniziare ad interpretare la poesia, racconta di come è nata e qual è il suo significato. E' un processo essenziale poiché, ci spiega l'attore, "la poesia non è privilegio di pochi eletti ma appartiene a tutti e a tutti va fatta comprendere".

Di Mauro quando si trova sul palcoscenico, si allontana da sé, smarrisce la propria esistenza per diventare il poeta che sta recitando. Un duro lavoro che al termine dello spettacolo, ammette l'artista, lo lascia spossato.

Questa è probabilmente la ragione del suo successo ma anche della stanchezza nel trasferirsi da un punto all'altro d'Italia nella sua lunga e fortunata carriera, per cui, ha deciso di alternare i suoi Recitals con incisioni per giovani poeti e per tutti coloro che decidono di valorizzare le proprie opere con la sua voce.






Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 08 settembre 2005 - 4978 letture

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