x

la storia ritrovata: ''Je tiens l’affaire!'' (Ho trovato la soluzione!)

6' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Nel 1801, il governatore di una provincia francese, Joseph Fourier (che era anche uno stimato fisico), durante un'ispezione in una scuola fece la conoscenza di un ragazzo di quindici anni, Jean Francois Champollion, e ne intuì subito le sue immense doti e capacità.

di Paolo Battisti


L'intelligenza precoce del ragazzo e la sua predisposizione alle lingue gli avevano già da qualche tempo fruttato l'ammirazione degli studiosi d'Europa. Fourier prese Champollion sotto la sua ala protettrice, e lo condusse più di una volta nella sua abitazione. Egli, come molti altri scienziati, aveva preso parte da poco alla spedizione di Napoleone in Medio Oriente, ed era stato incaricato di catalogare i monumenti astronomici egiziani. Il giovane Champollion rimase affascinato dalla collezione di Fourier, che comprendeva antichi oggetti d'arte della cultura egiziana.

L'attenzione del ragazzo fu attirata, in particolar modo, da un reperto dove erano visibili una moltitudine di geroglifici egiziani. "Cosa significano?", chiese. "Nessuno lo sa" fu la risposta di Fourier. Fu probabilmente in quel momento che Champollion decise che avrebbe speso la sua vita per interpretare quei segni, che nessuno fino ad allora aveva saputo decifrare; egli quindi diventò un grande esperto di lingue e si dedicò in maniera scientifica allo studio dei geroglifici.



Tra gli altri reperti che Fourier teneva in casa c'era un'immagine di una pietra in basalto nera, chiamata la “Stele di Rosetta”, che catturò totalmente l’attenzione di Champollion da quel momento e per svariati anni a venire. Dopo un soggiorno di studio a Parigi, nel 1809, a diciannove anni, venne nominato per meriti accademici professore di storia all’Università di Grenoble. In seguito alla restaurazione dei Borboni, Champollion, che aveva appoggiato Napoleone Bonaparte, fu congedato come professore e proscritto per alto tradimento. Fu in quegli anni che concentrò le sue conoscenze sui geroglifici dell’antico Egitto.

Il 14 settembre 1822 Champollion ebbe l’intuizione che l’avrebbe fatto entrare nella storia: “E se i geroglifici fossero un insieme di segni fonetici e ideografici?”. Corse dal fratello con un fascio di carte in mano gridando l’ormai famosa frase: “Je tiens l’affaire!” (ho trovato la soluzione!). In seguito a quella scoperta alcuni mesi dopo pubblicò lo scritto “Lettre à M. Dacier relative a l’alphabet des hièroglyphes phonètiquse”, dove erano illustrate le sue scoperte scientifiche.

Fu solo nel 1828 però, ventisette anni dopo la sua prima visita a casa di Fourier, che Champollion riuscì ad approdare per la prima volta in Egitto. Arrivato nella terra dei faraoni, noleggiò a Il Cairo dei battelli e iniziò una lenta inversione controcorrente risalendo il fiume Nilo. Egli si rese da subito conto che era in grado di leggere le incisioni sui muri e sulle colonne, e che quindi le sue deduzioni di qualche anno prima erano esatte.

Prima di lui avevano tentato in molti di interpretare i geroglifici ma avevano tutti fallito. Un gruppo di studiosi riteneva che si trattasse di immagini che utilizzavano gli uccelli come codice. Altri invece avevano dedotto dai geroglifici che gli Egiziani erano dei colonizzatori venuti dalla Cina...

L'originale della stele di Rosetta fu scoperto per caso nel 1799 da un soldato francese, che lavorava alle fortificazioni di Rashi, una città a sud-est del Nilo. La stele faceva parte di un antico tempio che era stato distrutto. Nella stele, si vede chiaramente uno stesso identico testo in tre lingue diverse. In alto, ci sono i geroglifici egizi; in mezzo, una scrittura chiamata demotico e in basso il testo greco.
Champollion, che leggeva correttamente il greco antico, scoprì che le iscrizioni su quella pietra erano state incise per testimoniare l’incoronazione di Tolomeo V nella primavera dell'anno 196 a.C. Il testo greco inoltre contiene molti altri riferimenti a Tolomeo. Più o meno nella stessa posizione, nel testo in geroglifici, si vedono dei caratteri racchiusi in ovali. Champollion pensò quindi che se questi ultimi significavano Tolomeo, allora i simboli geroglifici difficilmente erano ideogrammi o metafore, ma più probabilmente si trattava di lettere o quantomeno di sillabe. Egli contò il numero di parole greche e il numero di geroglifici in quegli, che riteneva, testi equivalenti, e scoprì che il numero dei simboli geroglifici era molto maggiore del numero delle parole greche. Fu un ulteriore conferma che i geroglifici sono soprattutto lettere e sillabe. Ma, a quale geroglifico corrispondeva ciascuna lettera?

Champollion fortunatamente aveva a disposizione un altro reperto su cui testare le proprie ricerche.
Si trattava di un obelisco trovato negli scavi del tempio di Pira, che recava incisa un iscrizione in geroglifici che corrispondeva a un altro nome greco, quello di Cleopatra. Mettendo a confronto i due geroglifici recanti l'uno il nome di Tolomeo e l'altro il nome di Cleopatra, egli scoprì che ci sono alcuni geroglifici uguali, per esempio un quadrato che significa la lettera T, il geroglifico rassomigliante a un leone è la lettera L, il geroglifico rassomigliante a un capestro è la lettera O, il geroglifico rassomigliante a un'aquila è la lettera A. Procedendo in questa maniera, Champollion riuscì ad abbinare ogni lettera a un geroglifico, e scoprì che i geroglifici sono, sostanzialmente, delle semplici cifre sostitutive. In seguito, alcuni detrattori di Champollion riuscirono a dimostrare che alcuni geroglifici rappresentano realmente ideogrammi o crittografie, ma, il successo dello studioso francese rimase, dato che i geroglifici sono essenzialmente lettere e sillabe.

Champollion, grazie alle sue scoperte, permise a lui e agli studiosi che gli succedettero di svelarci i segreti di una società e una cultura, quella egiziana, che era rimasta praticamente sconosciuta per più di mille e cinquecento anni.

Al suo rientro in Francia vennero riconosciute le sue indubbie capacità. Eletto membro dell’Academie, venne creata apposta per lui una cattedra di egittologia al College de France.
Di lì a poco il troppo lavoro minò irreparabilmente il suo fisico.

Malato di gotta e bronchite cronica, con la testa perennemente scossa da tremiti, Jean Francois Champollion morì ancora giovane a Parigi all’età di 42 anni.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 09 luglio 2005 - 7077 letture

In questo articolo si parla di

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/eg6Q

Leggi gli altri articoli della rubrica la storia ritrovata