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libri & cultura: La canzone del cavaliere

7' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Sotto l'ombrellone si può legittimamente dormire, o fare le parole crociate o leggere rilassanti, leggere opere letterarie: ognuno ha il suo modo di ritemprarsi. Certamente non ci sono regole. Ma per chi volesse comunque divertirsi con un giallo storico di ottimo livello, raffinato e scritto da una grande autrice, allora consiglio certamente “La canzone del cavaliere”!

del Custode del Golestan


L'ultima fatica della bravissima Ben Pastor mi ha affascinato fino all'ultima riga. Adesso mi sento “orfano” di un mondo parallelo dove andavo per qualche decina di minuti ogni giorno.

La ricostruzione storica è, come sempre accuratissima. Sono descritti i luoghi, il clima, le città ed i paesi, i contesti storico/culturali della Spagna del 1937 in maniera fantastica e assolutamente gradevole.

A me piace la storia perché si aprono infiniti spazi nuovi dove viaggiare. Si tratta sempre di luoghi che oramai non esistono più, ma grazie alle tracce lasciate dai nostri avi è possibile immaginarli. Spesso, purtroppo, gli storici che propongono saggistica, sono accurati ma non attraenti e l’immaginazione lavora male. Con Ben Pastor invece ci si astrae proprio!

Il libro è ricco di personaggi bellissimi. C’è il volontario tedesco ventenne, addestrato in un battaglione del Tercio (la legione straniera spagnola) Martin Bora, C’è il suo antagonista Philip “Felipe” Walton, americano internazionalista, c’è Marypaz, compagna combattente innamorata di Walton, c’è la “Bruja” Remedios, affascinante figura di donna e di amante che vive in cima alla montagna a Mas del Aire, c’è il colonnello Serrano, “Hildago” della migliore nobiltà ispanica, c’è l’enigmatico Cziffra, ufficiale dei servizi segreti tedeschi e ci sono poi tanti altri personaggi dei presidi Nazionalista e repubblicano e del borgo di Toruel. E soprattutto, in tutto il libro, c’è F. Garcia Lorca e le sue poesie.

Ogni capitolo poi inizia con dei versi tratti da classici ed in particolare dalle “Caside” del “Divàn del Tamarit”; ve ne trascrivo una, tratta dalla casida IX, delle colombe oscure:

vicine, chiesi
dov’è il mio sepolcro?
Nella mia coda, disse il Sole.
Nella mia gola, disse la Luna.


Il mistero, la passione e la morte aleggiano in tutto il libro, dove premonizioni e sogni inquietanti sono parte integrante della trama. A me è rimasto particolarmente impresso il discorso sul “Duende”, fra Martin Bora e Niceto, uno dei suoi soldati, ex attore di teatro, amico di Lorca. Ve ne trascrivo una parte:

(…) A ogni conto ignoro chi abbia ucciso fisicamente Federico Garcia Lorca. E non è davvero che sia poi così importante. Quello che l’ha ucciso davvero è altro. Bora spostò lo sguardo oltre Niceto, verso il povero albero mutilato sotto cui Tomè stava abbeverando Pardo. – Cosa significa “altro”?
Il
duende.
Duende. Gliel’ho già sentito nominare. Non conosco il significato della parola. Cos’è il duende?
Niceto sorrise con garbo. – Non è una domanda cui si possa rispondere.
Se il
duende esiste, avrà pure una definizione!
Si, certo. Ma è una di quelle cose meglio descritte dalla loro assenza. Posso riconoscere al primo sguardo chi non ha
duende. Ma se uno ce l’ha, bè… è difficile esprimerlo a parole. Un termine utile potrebbe essere “spirito”. Oppure “anima”. Tuttavia, non esiste alcun sostantivo in grado di spiegare compiutamente il duende. Mi consenta di metterla in un altro modo, teniente. Ho notato che lei disegna, legge, apprezza l’arte… Per caso suona uno strumento?
Bora annuì, incerto della direzione che stava imboccando la conversazione. – Si, il pianoforte.
E come se la cava alla tastiera?
Mi esercito da quando avevo 5 anni. Ritengo di suonare bene. Estremamente bene, a volte.
Niceto battè le mani, producendo un vago suono d’applauso.
Si, ma così bene da farle sentire Dio nelle dita, come se lei fosse un’unica cosa col piano, la musica e Dio stesso?
Bora esitò.
Capisce,
teniente? Come se lei e la musica…
A volte si. Ci sono momenti così.
Al di là della tecnica?
Al di là e al di fuori.
Ma è un
fuoco, un fuoco che brucia nel midollo e nelle viscere? Qualcosa come…
Bora non fraintese più quello che voleva dire Niceto. E anche se gli risultava imbarazzante ammetterlo, riconobbe: - Come l’amore? Si. Ma anche come la morte. Quando suono in
quel modo, qualunque sia la musica, ovunque mi trovi, è… non so perché, ma è come morire.
Ecco! – Niceto si illuminò. – Una passione che è come la morte: questo è il
duende, qualunque sia il campo a cui tale passione si applica: la musica, la poesia, la guerra. Quando fa qualcosa così bene che nessuno può sostenere il confronto in quel momento, quando il limite è troppo vicino per dire cosa sia la vita, quello è il duende. E Lorca ce l’aveva. Troppo – credo che averne troppo sia un male, quanto non averne affatto.
Bora si tormentò il taglio sulla mano, annuendo. Tomè, sul crinale, aveva finito di abbeverare Pardo, e tornando indietro rivolse uno sguardo intenso ai due uomini all’ombra della tettoia. Il tedesco ne fu seccato.
Capisco cosa vuol dire – rispose in fretta a Niceto. – Il
duende forse spiega l’arte di Lorca e la sua attrazione nei confronti della morte, ma come potrebbe averlo ucciso?
Niceto poteva aver notato o meno lo sguardo di Tomè. In ogni caso uscì dall’ombra della tettoia. –
Los enduendados se mueren jovenes, teniente. – Indietreggiò di un passo, in pieno sole. – Il prezzo è morire giovani. Per questo non mi dispiace essere un attore appena sopra la media: potrebbe assicurarmi una vita più lunga. (…)

Ecco, spero che da questo breve estratto emerga la classe e lo stile della scrittrice, la quale ha scritto altri tre libri gialli, ambientati sullo sfondo della seconda guerra mondiale, avente sempre per protagonista Martin Heinz Douglas Von Bora. Il primo dei tre ad essere pubblicato fu “Lumen” nel quale si trova un piccolo capolavoro: è l'incontro al ristorante tra il Capitano Bora e Ewa Kowalska. E qui si vede tutta la classe e anche la differenza fra uno scrittore maschio e una scrittrice: un uomo difficilmente può penetrare a quel modo la psicologia dell'atteggiamento e delle posture di una bella donna che invecchia!
La storia nel complesso è molto avvincente. Racconta di un omicidio a Cracovia nel 1939 molto inusuale. In un monastero viene rinvenuto il corpo di una suora in odore di santità. L'anziana religiosa aveva persino le stimmate e non si riesce ad immaginare chi possa averle sparato. L'occupante nazista teme che nascano dei disordini e che l’omicidio venga attribuito ai tedeschi. Anche il Vaticano, che già pregustava le entrate economiche che sarebbero derivate dai futuri pellegrinaggi in un nuovo luogo di culto dedicato alla santa, apre un'inchiesta. Così Martin Bora e un sacerdote americano di origine polacca si ritrovano a tentare assieme di “districare la matassa”. Veramente avvincente. Finale a sorpresa cinico e realista. La ricostruzione storica è curatissima. Della stessa autrice, sempre con Martin Bora nel ruolo di indagante, c’è "Luna bugiarda", ambientato nella Verona del 1943 e “Roma Kaput mundi” ambientato nella Roma del 1944, dopo l’eccidio delle fosse Ardeatine.

Sempre di Ben Pastor consiglio anche “I misteri di Praga”, una serie di racconti ambientati nella Praga della fine del 1800. Pensate che in uno dei racconti c’è un investigatore di eccezione: Franz Kafka!
Che altro dirvi? Buona lettura!



Titolo
Autore
Prezzo
Dati
Anno
Editore
Collana
La canzone del cavaliere
Pastor Ben
EURO 17,00
429 p., rilegato
2004
Hobby & Work Publishing
Giallo & nero
Lo trovi su:




Titolo
Autore
Prezzo
Dati
Anno
Editore
Collana
Kaputt mundi
Pastor Ben
EURO 17,50
438 p., rilegato (cur. Sanvito L.)
2003
Hobby & Work Publishing
Giallo & nero
Lo trovi su:




Titolo
Autore
Prezzo
Dati
Anno
Editore
Collana
Lumen
Pastor Ben
EURO 7,90
351 p., brossura
2005
Hobby & Work Publishing
Collana Mystery Pocket
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Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 05 luglio 2005 - 10684 letture

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