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Seminario sul turismo marchigiano

6' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
ABBADIA DI FIASTRA – Una riflessione sul turismo marchigiano, per rilanciare il settore con proposte condivise dagli enti locali, dagli operatori e dalle associazioni di categoria.

dalla Regione Marche
www.regione.marche.it


Con questa finalità la Regione ha chiamato il mondo economico, produttivo e istituzionale marchigiano a discutere e confrontarsi sulle scelte da operare nel corso della legislatura, nella suggestiva cornice dell’eremo dell’Abbadia di Fiastra (Tolentino).
Davanti a una sala gremitissima, l’assessore Luciano Agostini, ha aperto i lavori con un’analisi sulle criticità del turismo regionale.
Istituzioni e territorio, ha esordito, “temono che si stia arrestando il processo di crescita dell’ultimo decennio”.
Una sensazione che occorre contrastare con politiche mirate e sinergie tra gli enti.
Agostini ha parlato di un “eccessivo frazionamento” di competenze amministrative e di organizzazione turistica sul territorio, sollecitando un maggiore coordinamento tra le istituzioni e gli operatori.
“Occorre finalizzare bene la spesa, evitando sovrapposizioni di ruoli. Alla Regione compete la programmazione, da concretizzare con azioni mirate e un’organizzazione flessibile.
Non bastano le sole politiche di promozione; occorre potenziare anche quelle dell’accoglienza, per sostenere le imprese e dare concretezza alla destagionalizzazione del settore”.
Agostini ritiene che sia la Provincia l’ambito ottimale di riferimento territoriale: “La Regione ha decentrato molte competenze, individuando, però, a volte, ambiti diversi per i differenti comparti delegati.
Questo non ci ha aiutato a fare sistema”. Occorre, allora, “ridefinire gli ambiti o individuare efficaci strumenti di raccordo, tenendo presente che l’integrazione territoriale è una prerogativa forte delle Province”.
I Sistemi turistici locali, ha ricordato Agostini, “hanno svolto un ruolo importante e prezioso, ma devono, in questa fase, riconsiderare la propria funzione, troppo orientata alla promozione, spesso svolta anche da altri enti.
Devono, invece, divenire strutture snelle, leggere, più orientate alle politiche di integrazione che contribuiscono a fare sistema e a creare un’identità”.
Secondo Agostini, poi, va valorizzato il ruolo dei Comuni, “soggetti prioritari e protagonisti, fortemente integrati col territorio, che possono svolgere funzioni burocratiche regionali, in stretta sussidiarietà con la Regione”.
L’assessore ha poi auspicato una nuova legislazione regionale di settore, definendo “il testo unico una necessità da concretizzare: non un assemblaggio di leggi, ma una armonizzazione di contenuti e di risorse disponibili”.
Altra questione affrontata da Agostini è stata quella dell’Aptr: “Le Marche devono avere un soggetto, una società, un’agenzia che faccia promozione. Si è discusso molto della creazione di una società per l’internazionalizzazione.
Per concretizzarla, però, occorre che tutti gli enti coinvolti si mettano in discussione e si fondino in un unico organismo.
Se questo non accadrà, sarà utile ridefinire il ruolo dell’Aptr, conferendole funzioni e prerogative nuove”.
Altri temi toccati da Agostini sono stati quelli del credito (“Il turismo ha bisogno di forti investimenti, gli istituti devono attivare azioni finanziarie consone alle esigenze del territorio”) e dell’accoglienza: “Negli ultimi dieci anni, pubblico e privato, hanno investito oltre 150 milioni di euro nelle strutture agrituristiche. Bisogna continuare a sostenere la cultura imprenditoriale e agire di più sulla costa”, che assorbe il 61% delle presenze turistiche.

Secondo i dati resi noti durante il seminario, nel 2004, nelle Marche, gli arrivi sono cresciuti dell’1,1%, mentre le presenze sono diminuite del 2,7%.
Gli italiani hanno animato l’87% dei flussi, gli stranieri il restante 13%. La permanenza media dei turisti è risultata di 7 giornate: il 65% trascorse nell’extra alberghiero e il 35% nell’alberghiero.
Il fatturato globale ha raggiunto 1.723 milioni di euro (296 in valuta estera).

Un 2004 non positivo, per l’Italia, con un calo di turisti del 4-5%. Un 2005 che si prospetta migliore (più 3-4%), anche se il turismo balneare soffrirà ancora.
È il quadro tracciato da Piergiorgio Togni (direttore generale Enit), alla Giornata di studio sul turismo marchigiano, intervenendo sulle prospettive nazionali del settore.
I problemi dipendono dalla crisi del mercato tedesco, che trova l’Italia troppo cara e si rivolge ad altri paesi.
L’Italia minore - quella dell’entroterra, dei prodotti di nicchia - è andata bene, ma da sola non può compensare le difficoltà della costa.
Difficoltà che vanno affrontate senza abbassare la qualità dell’offerta, puntando sul giusto rapporto tra servizi e prezzi.
“Tornare a essere competitivi – ha affermato Togni – è un problema della politica, non solo degli imprenditori, i quali hanno un carico fiscale superiore a quello della concorrenza”.
Il turismo è strategico, ha ribadito, “perché traina gli altri settori, perché è la prima industria del paese e non potrà mai essere delocalizzata: non si possono rifare le Marche in un’altra parte del mondo!”.
Parlando della nostra regione, Togni ha ribadito che “le Marche sono belle, ma occorre non essere autoreferenziali.
Devono lavorare sui servizi, sulla formazione, sui trasporti ed essere più presenti negli appuntamenti internazionali della commercializzazione”.

Il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, ha sottolineato come l’imprenditorialità turistica rappresenti un motore di sviluppo per l’economia marchigiana. Un comparto che deve crescere come importanza e come investimento: “Bisogna rifuggire da logiche di rendita finanziaria, per indirizzare il risparmio verso forme di investimento produttive per le comunità locali.
Occorre che il sistema bancario organizzi fondi chiusi, dove il risparmio di un territorio favorisca la crescita degli ambiti in cui è prodotto”. È indispensabile fare presto, perché altri paesi stanno puntando sul turismo e possono crearci difficoltà.
Bassa competitività in Europa, strutture ricettive scarse e di modesta qualità, soprattutto nelle aree interne, frammentazione della promozione ed eccessiva stagionalità. Sono questi, per Confindustria Marche, i punti deboli del turismo marchigiano, ai quali si contrappongono aspetti positivi, come la varietà dell’offerta (mare, montagna, città d’arte, teatri storici…), l’ambiente, la cultura. Occorre, dunque rafforzare la comunicazione e il marketing all’estero, migliorare la fruizione del territorio, puntare sulla formazione.
È necessario integrare, poi, l’offerta turistica con le produzioni locali, realizzare una formazione continua degli operatori dell’accoglienza, calmierare i prezzi, incentivare le risorse economiche regionali per il settore.

Il rilancio del turismo, secondo Maurizio Di Cosmo (Ggil-Cisl-Uil), non può essere una risposta alla crisi produttiva: i problemi dei due settori vanno risolti separatamente, senza surrogare le questioni e prendendo coscienza che l’apporto dei servizi è ancora modesto, nelle Marche, rispetto alle effettive potenzialità economiche. Il turismo, inoltre, va integrato con gli altri settori produttivi e commerciali, perché contribuisce a determinare un’identità territoriale accattivante.
Occorre, poi, migliorare la viabilità e le infrastrutture, per collegare l’interno e decongestionare le coste. Uno sforzo che richiede lo stanziamento di risorse economiche adeguate. Come da migliorare è la formazione del personale turistico, dove ancora una larga fetta di lavoro viene svolta da maestranze atipiche e sommerse.

Secondo Confcommercio Marche “è necessario riqualificare l’offerta turistica ricettiva e rilanciare la formazione, puntando sulla integrazione tra scuola pubblica e imprese”. Occorre, poi, coordinare le politiche del settore, “rafforzando la connotazione di sistema dell’offerta turistica regionale”.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 30 giugno 2005 - 2192 letture

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