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la storia ritrovata: L'uomo che inventò il denaro
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John Law nacque ad Edimburgo, in Scozia, nel 1671. Egli fu uno dei maggiori finanzieri del suo tempo, ed ebbe una vita avventurosa e densa di colpi di scena. |
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di Paolo Battisti
Figlio di un orefice e di una benestante signora della buona società, il giovane John si mise in luce per l’intelligenza e la prontezza nell’apprendere, fin dagli anni della scuola, anche le materie più ostiche, eccellendo nella storia e nella matematica, e dimostrando di saperci fare con i numeri. La morte del padre lo colse che il piccolo John aveva solo dodici anni; il lutto mise in crisi le finanze della famiglia: la madre, che aveva partorito dodici figli, lo mandò in collegio, dove John riuscì a perfezionare la propria educazione.
Una volta terminati gli studi, John Law frequentò i migliori salotti di Edimburgo, nei quali si mise in luce sia come conquistatore di donne (era alto e magro, con un volto nobile sormontato da un naso aquilino e illuminato da due occhi vispi e intelligenti) e sia come fortunato giocatore d’azzardo. Aveva messo a punto, grazie ai suoi studi matematici, alcuni sistemi basati sul calcolo delle probabilità, che gli consentirono di vincere forti somme al gioco dei dadi e al “Faraone” (un gioco con le carte in voga nel ‘600).
Furono in molti, poco convinti di quell’insolita fortuna, ad accusarlo di barare, ma nessuna prova in tal senso venne mai raggiunta. Forse fu proprio per una questione di gioco (se non di donne) che John Law si scontrò in duello mortale con il nobiluomo Edward Wilson; ebbe la meglio, ma il decesso del rivale lo fece finire in carcere.
Riuscì ad evadere, ma da quel momento dovette girovagare per l’Europa, continuando però a giocare e ad aumentare la propria ricchezza.
Emigrato in Francia nel 1714, dopo aver attraversato indenne numerose peripezie, Law acquistò un grande palazzo a Parigi, in Place Louis Le Grand (attualmente Place Vendome), e incominciò a guardarsi intorno per trovare il modo migliore per investire i suoi lauti capitali (sembra che all’epoca possedesse più di mezzo milione di sterline; una somma favolosa, a quei tempi).
Quando nel 1715, il Re Sole (Luigi XIV) si spense, salì al potere il Duca Filippo di Orleans, reggente in nome del pronipote del Re Luigi d’Angiò, che aveva soltanto 5 anni (e che sarebbe stato dichiarato maggiorenne nel 1723, a 14 anni, salendo poi sul trono come Luigi XVI).
John Law divenne amico del reggente e riuscì a conquistare il suo appoggio incondizionato. Sostenendo la teoria (proposta vanamente in passato anche alla Regina Anna d’Inghilterra) che la ricchezza di una nazione dipendeva unicamente dalla circolazione della moneta, che andava aumentata in continuazione (la teoria, in realtà, è molto più complessa) convinse Filippo d’Orleans a fondare, a Parigi, una banca d’affari, che riassettasse le finanze francesi, messe in crisi dalle precedenti guerre e dalla megalomania del Re Sole. Tale banca all’esordio riscosse un notevole successo, richiamando capitali da tutta Europa.
John Law riuscì ad acquistare la zecca ed ottenere il monopolio dell’esattoria francese.
Nel frattempo continuava a far emettere moneta, giungendo, con un capitale ammontante a 6 milioni di franchi, ad una esposizione di 60 milioni di franchi.
Nel 1717 John Law fondò, sull’esempio della compagnia Inglese delle Indie Orientali – dopo aver inglobato la Compagnia Francese delle Indie Occidentali – la Compagnia Louisiana, destinata a sfruttare le immense risorse del “nuovo” continente americano, in gran parte in possesso della Francia; un territorio vastissimo, che comprendeva, oltre all’attuale Louisiana, i territori che sarebbero diventati il Missouri, l’Illinois, l’Arkansas, parte del Canada, l’Iowa, il Minnesota e il Wisconsin.
Delle enormi ricchezze di quelle terre in Europa si favoleggiava da molto tempo.
Purtroppo per Law (e gli sfortunati azionisti della sua banca) le cose non andarono come previsto. L’ostilità dei pellirosse, le asperità del territorio, e le pessime condizioni meteorologiche, che erano origine di grandi epidemie di malaria, fecero calare vertiginosamente le azioni, che all’inizio avevano più che decuplicato il valore iniziale.
Gli azionisti cominciarono a venderle, con l’inevitabile risultato che, alla fine del 1720, la moneta messa in circolazione da Law altro non era che carta straccia. Sfuggito a stento al linciaggio, John Law fu costretto a tornare in Inghilterra, senza più un soldo, e lasciandosi alle spalle gli oltre 15 milioni di debiti fatti dalla sua Compagnia. Dopo la sua fuga in Francia si ritornò all’antico sistema delle monete metalliche e solo dopo ottant’anni le banconote ripresero a circolare.
Fino all’ultimo Law sperò di poter tornare in Francia, grazie all’appoggio di Filippo d’Orleans; già altre volte, in condizioni apparentemente disperate, era riuscito a risalire la china, grazie all’intelligenza e alla spregiudicatezza che aveva sempre dimostrato negli affari.
Ma la morte del reggente mandò a monte tutte le sue speranze; l’uomo che era stato uno dei più arditi finanzieri d’Europa fu costretto ad un malinconico tramonto. John Law, l’uomo che, secondo una definizione del tempo fu colui che “inventò il denaro”, morì in miseria a Venezia, nel 1729.

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