Qualcuna delle mille cose da dire dopo la serata referendaria

Sul dibattito di sabato ha scritto Fulvio Greganti. Inizia il pezzo che compare su taluni media locali con una frase ad effetto, adatta a conquistare immediata simpatia. |
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da Gianluigi Mazzufferi
Chi potrebbe non essere d’accordo con lui quando dichiara che nella vita “nessuno ha diritto a giocare con le emozioni”?
Consumata così abilmente la prima mossa Greganti ne aggiusta un’altra di rincalzo, citando niente meno che “un esoterista armeno”.
Caspita che colpo! Chi potrebbe azzardare qualcosa contro una affermazione lapalissiana, fosse anche armena, che pone il dilemma se a guidare il cavallo debba essere il cavaliere o la stesso destriero!
Veniamo ora, terra terra, alla sostanza del dibattito ospitato a S. Rocco e promosso da L’ARTROV di Anna Maria Bernardini che ha visto, per la prima volta a Senigallia, un contraddittorio su una materia per cui certe persone rinunciano alle decisioni della loro coscienza ed all’impiego dell’intelligenza. Che siano succubi del Cardinale Camillo Ruini, che ha operato una discesa in campo spettacolare nella storia politica del nostro paese?
L’osservatore Greganti cosi scrivendo circa dimostra di non essere all’altezza delle sue pur riconosciute capacità.
A mio avviso, ha compiuto - forse per pigrizia - una sorta di cortocircuito sintonizzandosi solo sulle teorie esposte da Roberto Paradisi, che forse gli sono più affini per formazione culturale o per interessi di studio.
E’ certo stato più facile indugiare sui modelli teorici di filosofia del diritto piuttosto che arrancare alla ricerca della conoscenza di tragedie umane, personali e familiari, come invece ha fatto Antonio Tombolini che ha buttato sul piatto elementi inconfutabili, come la testimonianza di una donna, raccolta dall’Associazione Luca Coscioni che ha raccontato la sua recente ed incredibile esperienza.
Questa è un iter analogo a quella che possono testimoniare molti altri cittadini.
Chi va a votare secondo scienza e coscienza significa che non se la sente di sposare le tesi di Ruini e che quindi rinuncia consapevolmente ad “aggregare al proprio carro” quel 35 % di astenuti cronici per ogni tipo di referemdum. E’ Massimo Gramellini, su La Stampa, che definisce questa pratica “mossa scaltra, ma pessimo esempio di virtù civiche, oltre che un inno al machiavellismo più amorale”.
Ieri ha rincalzato la dose in proposito Guido Ceronetti affermando che si tratta di “pressione dell’assolutismo papistico” e di “madornale ingerenza straniera” e quindi ha invitato “ alla ribellione individuale” quanti hanno consapevolezza e dignità. Dovrebbero farlo con un gesto che si estrinsechi con “l’andare silenziosamente a mettere qualcosa nelle urne” .
Sorprende infine anche quanto scritto a proposito della serata circa le posizioni, da vero “dottore della legge”, di Roberto Paradisi.
A proposito di questa tipologia di interlocutori meraviglia il fatto che Greganti non abbia minimamente dato cenno alla profonda riflessione innescata con le conclusioni proposte da Antonio Tombolini.
Infatti egli ha voluto chiudere l’ultimo intervento con una “lettura laica” di un paio di versetti del Vangelo di Luca (11, 46-52).
“Guai a voi, dottori della legge! perché imponete agli uomini dei pesi insopportabili”, ed ancora - come nel versetto 52:” Guai a voi, dottori della legge!che vi siete presa la chiave della scienza; ma non siete entrati voi ed avete impedito di entrare a quelli che lo volevano”.
Beh!, anche grazie a queste parole dopo il dibattito c’era molto da riflettere, sempre restando sul tema della legge 40 e dell’imminente referendum!

Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 01 giugno 2005 - 1902 letture
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