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La poesia visiva di Chiara Diamantini

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Chiara Diamantini, l'artista senigalliese che ha partecipato alle biennali di Venezia e San Paolo del Brasile, ed ha esposto al Museum of Modern Art di New York, ora espone le sue opere alla Galleria Vanna Casati di Bergamo per tutto ottobre.
Ci ha regalato un po' del suo tempo e ci ha permesso di entrare nel mondo della poesia visiva e per comprendere le sperimentazioni tra linguaggio e immagine.

di Silvia Piermattei
silvia@viveresenigallia.it


Chiara Diamantini è nata a Senigallia il 1949, ha frequentato il corso di decorazione presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino, ma si discostata quasi subito dallo stile tradizionale "del fare arte".
Mi sono sempre domandata cosa si insegni realmente all'Accademia delle Belle Arti... si apprende a sperimentare, conoscere... credo sia questa la cosa più importante.
Consiglio a tutti gli studenti d'arte di andare a vedere delle mostre e di fare esperienze di ogni tipo dal punto di vista artistico.
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Nel 1972 Chiara Diamantini ha iniziato le sue sperimentazioni nella poesia visiva.
Il movimento artistico, fondato da Eugenio Miccini, è nato nei primi anni '70.
Intorno agli anni '60, c'è stato un momento in cui artisti e letterati hanno provato una certa insoddisfazione per la parola e la ridondanza verbale.
Il passo successivo è stato la ricerca di una funzione estetica che si allontanasse da tutto quello che era stata la letteratura fino ad allora e che guidasse verso la sorgente delle comunicazioni e quindi all'interazione fra parola e immagine.
La poesia visiva si è ispirata alle avanguardie storiche, in modo particolare al dadaismo di Berlino, caratterizzato dallo scardinamento totale della sintassi tradizionale.

Chiara Diamantini lavora con la letteratura.
A Bergamo ha esposto opere come "L'ombra del poeta" nel quale si uniscono immagini e parole del testo "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Giacomo Leopardi, oppure "Roma di Gadda", un percorso fotografico sulle tracce del racconto "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo E. Gadda, o "l'occhio non guardi quel che fa la mano", un libro oggetto tratto dal "Macbeth" di Shakespeare, o "Silhouettes in nero" da "La Casa della vita" di Mario Praz, un'istallazione di 11 metri.
Un'altra opera realizzata dall'artista senigalliese è la "Sonata di Vinteuil", un'altro libro oggetto tratto da un capitolo della Recherche di Marcel Proust e in cui viene descritta una musica inesistente di un musicista irreale.

L'artista mi ha accompagnato nella visita del Musinf e mi ha spiegato che la poesia visiva si differenzia dal libro oggetto, in cui il libro è diviene opera d'arte, dalla poesia concreta, in cui le lettere e le parole prendono forma e diventano loro stesse immagini.

Chiara Diamantini collabora con il Museo Comunale d'Arte Moderna e dell'informazione di Senigallia, offrendo la sua consulenza artistica, ed allestisce mostre con Mirella Bentivoglio, artista romana ed esperta di poesia visiva.
L'ultima mostra alla quale Chiara Diamantini ha collaborato per l'allestimento è la Marinettiana presso il Musinf.


1. Chiara Diamantini
2. "Cielo infinito" da "Infinito" di Leopardi
3. "Silhouettes in nero" da "La Casa della vita" di Mario Praz

4. "Tendono alla chiarità le cose oscure... si esauriscono i corpi... svanire..." da "Ossi di Seppia" di Eugenio Montale
5. "Ombre sulla riviera" da "Trucioli" di Camillo Sbarbaro

6. Un'opera omaggio a Marinetti
7. Un libro oggetto in omaggio a Nori De Nobili

Alcuni esempi di libro oggetto di altri autori

Alcuni esempi di poesia concreta di altri autori





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 18 ottobre 2004 - 15590 letture

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