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Cielo d'ottobre

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
No, non si tratta di una tardiva recensione del celebre film di John Johnston: vogliamo parlarvi letteralmente del cielo di questo mese.

da Renato Matera
www.noas.it


Di solito il cielo estivo è quello che si presta all’osservazione dei più. Non così per gli appassionati che esplorano le lande celesti tutto l’anno.
Lo spettacolo è sempre affascinante, anche più del periodo estivo.
E non pensate che sia un’affermazione scontata, proveniendo da un astrofilo.
Si dice che Anassagora, un famoso filosofo dell’antichità, interrogato su cosa desse valore all’essere stati generati e vivere, rispose alla domanda: “lo scrutare il cielo e gli astri che stanno in esso, e la Luna e il Sole".
Ancora oggi vi sono illustri filosofi, come Pierre Hadot, che confessano di aver preso la decisione di dedicarsi alla filosofia guardando da ragazzi l’immensità del cielo stellato attraverso una finestra.

Per questo vi proponiamo una serata d’osservazione del cielo di ottobre, con la guida dell’associazione di astronomia N.O.A.S., e scoprire altre costellazioni, affascinanti come quelle estive.

Questo mese ricorre un’anniversario. Son giusto quattrocento anni che venne osservata una supernova, cioè l’esplosione di una stella, offrendo a Galileo l’incentivo a portare avanti il suo programma di revisione della fisica, a Keplero di affinare la sua abilità di osservatore e di matematico. Aristotele, un antico filosofo greco, aveva costruito sul senso comune le cause del movimento degli oggetti sulla Terra e sancito l’immutabilità del cielo e movimenti particolari per i pianeti.
Tanta era la sua autorità, che per ben quindici secoli nessuno era riuscito a scalfire la sua opera.
Ma i tempi stavano cambiando e Galileo rappresentò il punto di rottura con una tradizione ormai claudicante. La fortuita esplosione della supernova del 1604, fornì al grande scienziato l’occasione per ridicolizzare quanti ancora seguivano l’antico maestro (Vedi su Noas - Storia e Astronomia).
La supernova apparve nella costellazione del Serpentario, o di Ofiuco, in questo periodo nell’orizzonte del tramonto.

Essa è intitolata ad Asclepio, Esculapio per i latini, che secondo una profezia sarebbe vissuto due volte. Asclepio era figlio di Apollo, e si dice di Atena ma gli Ateniesi lo negarono sempre, per tutelare l’immagine di vergine della loro protettrice.
Sta di fatto che Atena donò ad Asclepio due fiale contenenti il sangue di Medusa, il terribile mostro che pietrificava con lo sguardo, uccisa da Perseo: con il sangue estratto dal lato sinistro poteva resuscitare i morti, con quello del lato destro poteva dare morte istantanea.

Dal ventre di Coronide, amata da Apollo e già discesa nel Tartaro per gelosia dello stesso, il veloce Ermete trasse il bimbo, e al centauro Chirone ne venne affidata l’educazione. Asclepio imparò l’arte di guarire e divenne così abile nel maneggiare i ferri chirurgici e nel somministrare erbe benefiche, che ora è onorato come il padre della medicina.

Ma il dono di Atena era un grosso fardello.
Molti dei e semidei ricorsero al suo grande potere, e alla fine qualcuno perse la pazienza.
Non si sa se la rimostranza partì da Caronte, il traghettatore delle anime sul fiume Stige.
Ad ogni passaggio riceveva una moneta dal defunto: ma nei viaggi di ritorno al mondo dei vivi, gli toccava fare il servizio gratis! È certo che il Signore dell’oltretomba, Ade, si lagnò con Zeus: gli venivano sottratti dei sudditi. Di questo passo, il Tartaro si sarebbe svuotato e il mondo dei vivi avrebbe avuto una crescita demografica eccezionale, con tutte le conseguenze immaginabili.

Zeus, che non aveva mai generato un dio della diplomazia, non ci pensò due volte. Fulminò Asclepio. È il caso di dirlo: apriti cielo! Apollo, facile all’ira, perse le staffe, e non ci misi molto ad infilzare la guardia del corpo del Signore degli dei: i feroci Ciclopi Bronte, Sterope e Arge. Zeus, non di meno irato, avrebbe esiliato per sempre il dio nel Tartaro, se Latona, madre di Apollo e amante del padre degli dei, non ne avesse implorato il perdono.
Per espiazione Apollo dovette pascolare per un anno le greggi di re Admeto, in Tessaglia. Si dice che da allora perse il suo carattere intemperante, e coniò anche il noto aforisma “conosci te stesso”.

In seguito Zeus ridonò la vita ad Asclepio e si realizzò così una profezia fatta da Evippa, figlia di Chirone e cioè che Asclepio sarebbe divenuto dio, sarebbe morto, e avrebbe poi riassunto la propria divinità (altro che 007, “Si vive solo due volte”): l’immagine di Asclepio che regge un serpente, simbolo di vita per i greci, fu posta da Zeus tra le stelle.

L’appuntamento con le storie delle costellazioni, e non solo, è per sabato 16 ottobre, ore 21:30 a Mondolfo, nel parcheggio antistante il Santuario della Madonna delle Grotte. Per informazioni visitate il sito del Noas oppure telefonate al 3398906896.






Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 15 ottobre 2004 - 2827 letture

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