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Da Bologna a Senigallia, per espandere l’azione quotidiana

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Fuori l’Italia dalla guerra. Ecco l’iniziativa di un bolognese sconosciuto che chiede a tutti di agire.

di Giulia Torbidoni
giulia@viveresenigallia.it


In pieno centro, proprio davanti il grande Nettuno, punto di condensa di turisti, ragazzi e studenti che se ne vanno in biblioteca, sotto le lapidi e le ghirlande che ricordano i caduti bolognesi nelle varie guerre e i partigiani che hanno portato fino alla vittoria la battaglia delle Lame, sta un signore sulla cinquantina.
Sta sopra il suo sacco a pelo, leggendo vari giornali. Tutt’intorno stanno bandiere della pace, volantini, manifesti e slogan di solidarietà messi lì dai vari gruppi, politici e non, bolognesi e non, che lo appoggiano.
M’avvicino e vedo che tra tutti i gruppi che lo appoggiano c’è anche Zanotelli, che con la sua Carovana per la Pace in giro per l’Italia, sabato 11 Settembre è passato a Bologna ed ha incontrato il manifestante bolognese.
Così inizio a parlare con Alberto, così si chiama, che mi dice che dall’11 Agosto ha iniziato uno sciopero della fame, alternandosi, naturalmente, con altre persone. Intanto raccolgono firme per il richiamo dei soldati italiani dall’Iraq. Uno degli obiettivi è quello di espandere la protesta, coinvolgendo varie città, iniziare una continua, giornaliera protesta, che sia lo sciopero della fame o qualsiasi altro mezzo.
Diversamente da quanto ci si potrebbe attendere da un uomo che arriva allo sciopero della fame, Alberto mi sembra molto concreto e realista.
“ E’ un gesto, come ce ne sono altri. Non mi pongo tanto il problema della riuscita, altrimenti credo, me ne starei a casa. Non ho il privilegio di essere ascoltato da Berlusconi” mi dice e ride un po’“ però molti si avvicinano, leggono i volantini e gli articoli di giornali ritagliati. Ho un ben più grande privilegio: quello di essere visto dalla gente. E magari da una piccola iniziativa se ne innescano altre, in diverse città. E’ importante, specie ora che siamo bersagliati, come paese, da continue minacce. Dobbiamo farlo ora”.
Quando gli dico che pur di fare questa guerra folle hanno ignorato i 100 milioni di persone scese nelle più grandi piazze mondiali mi risponde secco che non per questo bisogna mollare. Anzi, si deve continuare in maniera più forte.
“ Hanno violato la nostra Costituzione e un gruppo di avvocati ha anche aperto una causa contro lo Stato, per violazione della Carta Costituzionale. Può sembrare una lotta contro i mulini a vento, ma si può fare, si deve. E’ un gesto, un segno per distaccarci da alcune scelte prese nel nome di tutti, quando invece gli interessi sono solo di alcuni”.
Lo ringrazio e gli dico che a Senigallia, le Donne in Nero hanno portato avanti la causa. Non si sono arrese. Tutte le domeniche pomeriggio hanno steso i loro striscioni in piazza e ricominceranno a farlo.
Spesso la disillusione e la presa di coscienza che è difficile cambiare lo stato di cose, ci porta alla passività, al non agire perché non serve a niente. Ed è più facile. E’ più semplice stare in casa a guardare. Complicato è scendere in piazza, manifestare e rischiare di essere scavalcati anche se si è in democrazia, o almeno così ci dicono. Ma è proprio trovando la forza di riuscire a dire qualcosa di diverso che si può ancora sperare. La passività produce di sicuro la staticità delle situazioni.
Patti Smith ha scritto “ Il popolo ha la forza, la forza di sognare, di agire, di liberare il mondo dagli idioti, questo è il compito del popolo. Spero che tutto ciò che sogniamo possa realizzarsi con la nostra unione, noi possiamo circondare il mondo e la sua rivoluzione. We have the power!





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 14 settembre 2004 - 1830 letture

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