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Non spegni il sole se gli spari addosso!

3' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Alle 17:27 del 20 luglio di tre anni fa, un colpo di pistola esploso da un carabiniere uccideva Carlo Giuliani (l'unico andato a segno, ma non l'unico ad essere stato sparato in quella giornata).
Tutt'intorno, due mondi inconciliabili trovavano il proprio "punto di rottura".
Testo alternativo

dal K.O.A. Mezza Canaja


2001 - G e n o v a , 2 0 l u g l i o

Da una parte una moltitudine, che chiedeva e praticava l'abolizione del G8 e di conseguenza il sistema statale ed economico che lo regge. Dall'altra, nel fortino assediato, i padroni del mondo, protetti dal loro esercito personale.

Il resto è Storia.
Da una parte la Storia della moltitudine, che parla di resistenza, di rivolta, di dignità e di vita.
Questa è la Nostra Storia! Dall?altra la storia del Potere, che parla di cariche selvagge, di torture, di carcere e di morte.
Questa è la Loro storia!

Oggi, tre anni dopo, ancora una volta ci stringiamo attorno a Giuliano, a Haidi e ad Elena.
Attorno a chi, dentro e fuori, porta ancora "i segni sulla pelle" di quelle giornate.
Attorno a chi non è scappato davanti a truppe fasciste ed ora subisce processi e misure restrittive della propria libertà personale.
Ai 25 compagni accusati di "devastazione e saccheggio".

Oggi, tre anni dopo, ancora una volta posiamo il nostro fiore a Piazza Alimonda per ribadire, che non c'è e non ci sarà mai, nessuna Verità e nessuna Giustizia in comune tra i due lati della barricata.
Tra picchiatori e picchiati, tra torturatori e torturati, tra vittime e carnefici.
Tra chi assediava la "zona rossa" e chi la difendeva!

Dopo quelle straordinarie e drammatiche giornate, abbiamo visto una nuova generazione lasciare il proprio condominio e cominciare ad occuparsi del mondo.
Abbiamo visto le piazze italiane riempirsi quasi ogni mese ed abbiamo attraversato le "piazze globali" del 15 febbraio 2003 e del 20 marzo 2004.
Abbiamo riportato l'assedio alle "zone rosse" ad Evian, a Salonnico, a Cancun, a Roma, a Miami, a Belfast ed a Istambul.
Abbiamo visto diverse forme di resistenza e di rivolta attraversare il mondo intero, dall'Argentina all'Iraq, passando per la Palestina, i Paesi Baschi, l'Algeria, il Chiapas, la Bolivia e l'Iran.
Abbiamo visto le comunità di Scanzano Ionico bloccare le strade contro le scorie nucleari, le barricate davanti aTermini Imerese, gli scioperi selvaggi dei ferrotranviari, gli scontri tra operai e forze dell'ordine alle acciaierie Ilva di Genova e le brutali cariche della polizia a Melfi.
Abbiamo lottato contro i CPT e la legge Bossi-Fini, sabotando e smontando quelli di Bologna, Gradisca e Torino, bloccando i consigli comunali che ne ratificavano la costruzione, come a Corridonia (MC), oppure facendo evadere immigranti, come a Bari Palese ed a Bologna.
Sotto la protezione di San Precario, abbiamo reclamato reddito, autoriducendo i prezzi della spesa e dei mezzi di trasporto e colpendo le agenzie, che si arricchiscono con il precariato.
In ultimo, ma non per importanza, abbiamo creato nuovi percorsi d'autorganizzazione e d'autogestione, occupando le case, come a Roma (ed in molte altre città italiane), oppure occupando locali sfitti, come abbiamo fatto a Senigallia.

Tutto ciò è la moltitudine, che è carsica, che cambia, che si ridisloca e si reinventa continuamente nei macro e nei micro conflitti, che esplodono nel nostro Paese e nel mondo.
Conflitti che derivano ed attaccano la crisi strutturale in cui versa la globalizzazione neoliberista.
Quella moltitudine, che per la prima volta, nel nostro paese, si è messa in marcia tre anni fa, nelle strade ribelli di Genova.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 20 luglio 2004 - 3147 letture

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