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Un'Africa che coinvolge ogni cultura

5' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Sotto Porta Mazzini, in un piccolo locale fornito dal Comune di Senigallia, è possibile entrare in un tempio della cultura africana: si tratta del Mini Museo Bantù, creato da Ori Iheme Caroli, una donna coraggiosa che porta avanti con determinazione un progetto di integrazione culturale.


di Silvia Piermattei
silvia@viveresenigallia.it


La Signora Caroli vive in Italia da circa 40 anni, si è sposata con un medico italiano conosciuto in Nigeria nell'ospedale in cui lui lavorava.
Spesso torna nella sua terra è ne parla con gioia e dolore allo stesso tempo.

Il padre Ori Iheme è stato in carcere per aver promosso l'indipendenza della Nigeria dalla politica colonialista inglese.
Sua madre ha lavorato giorno e notte per sfamare la sua famiglia e nonostante questo ha sempre spinto sua figlia a studiare per diventare insegnante.
Le sue saggie parole l'accompagnano ancora: "Un'insegnate può lavorare la terra come un contadino, ma un contadino non potrà mai insegnare".

Le esperienze dei suoi genitori le hanno formato il carattere e l'hanno resa forte.
In Nigeria ha fatto per diversi anni l'insegnante, poi l'incontro con il suo attuale compagno e la sua nuova vita in Italia le hanno permesso di fare molto di più per il suo popolo.
La Signora Caroli promuome il finanziamento per la nascita di nuove scuole nella sua terra, aiuta le ragazze africane ad uscire dalla prostituzione attraverso l'associazione "Free Women in the Road".
Le donne africane che finiscono per la strada umiliano il proprio corpo per spedire i soldi alle loro famiglie: "questa è la maniera sbagliata per risolvere i problemi, la prostituzione non è "il mestiere più antico del mondo" come qualcuno afferma con leggerezza; secondo Ori Iheme il lavoro più antico è quello di dissodare la terra.
In Africa esiste la poligamia, ma la parola prostituzione era estranea al nostro vocabolario, è stata importata dal mondo europeo
".

Attualmente la Ori Iheme Caroli si occupa dell'A.C.A.D.S., l'Associazione Culturale Arancia Donna Sud-sahariana.
L'associazione si propone di offrire alle donne africane un aiuto concreto per permettere alle famiglie di coltivare e produrre direttamente nella loro terra.
Spesso i fondi raccolti vengono investiti nel modo sbagliato e si perdono per la strada.
Il progetto dell'associazione consiste nel raccogliere attrezzature utili per il lavoro e spedirle in Africa.
In questo momento stanno raccogliendo macchine da cucire usate, gli italiani stanno rispondendo bene a questa iniziativa, l'unico problema è la spesa per spedire il carico in Africa.
Se qualcuno desiderasse contribuire, con quello che può, a questo progetto, è anche invitato a controllare il modo in cui vengono investiti i soldi e magari a soggiornare in Africa per un po'.

Ori Iheme ha molta fiducia nelle donne africane, quando parla della sua terra si allontana con la fantasia e sembra andare tanto lontano con il suo cuore.
"In Africa le donne creano delle cooperative per aiutarsi a vicenda nel lavoro dei campi.
Quando qualcuno le chiama per lavorare nei campi a giornata, i soldi che guadagnano vengono raccolti in una cassa comune che saranno utilizzati per la scuola dei figli di tutte quante.
Nel nome dell'Associazione abbiamo aggiunto la parola "Arancia" perché con un cesto di arance una donna africana è felice... sa che potrà dare un sostegno alla propria famiglia.
"

Ori Iheme si batte per un futuro migliore degli immigrati anche qui in Europa.
Nelle scuole promuove l'integrazione, la multiculturalità, l'abolizione del debito dei paesi del terzo mondo, organizza feste insieme ad altre donne, al fine di far incontrare diverse culture attraverso la musica, il cibo e lo scambio interculturale.
L'ultimo sabato di luglio ci sarà una grande festa multiculturale in Via Podesti 63.
Tutti sono invitati a partecipare, non solo africani ed italiani, ma anche peruviani, indiani, cinesi, etc... tutti possono portare un contributo per la multiculturalità.

Ori Iheme sta cercando un locale più grande per il suo museo; vorrebbe suddividere gli oggetti in diversi spazi: l'area degli utensili femminili, l'area degli strumenti musicali, l'area dei reperti archeologici, l'area delle divinità.
Fra i suoi progetti per il museo c'è anche l'allestimento di una piccola biblioteca provvista di libri africani scritti in diverse lingue e di un'area multimediale per poter vedere dei film africani.
Non si può parlare di integrazione fino a quando non c'è un luogo d'incontro per gli uomini e le donne africane.

Il suo piccolo museo è anche itinerante.
A settembre sarà a Santa Maria Nuova e in seguito a Fabriano.
La cultura che desidera promuovere è quella dei villaggi africani, luoghi dove le condizioni di vita sono scandite ancora dal lavoro, dal mercato, dalle fiabe nelle notti di luna piena, dalle danze e dai giochi africani.
Questi luoghi offrono ancora una buona qualità della vita, anche se non c'è acqua corrente ed elettricità; nelle città africane al contrario la vita umana è stretta fra progresso e povertà, non c'è cibo, l'acqua è contaminata, la vita delle famiglie è un vero e proprio inferno.

Chiunque volesse contattare la Signora Caroli per fissare un appuntamento per visitare il suo museo o per dare un contributo alla causa delle donne africane può chiamarla al numero 071/64856.


Bambola africana
Tipica bambola africana

Dee fertilità
Dee della fertilità

Utensili per la cucina
Utensili da cucina della donna africana

Tavolo per mercato
Tipico tavolo del mercato

Monete per comprare gli schiavi
Moneta di bronzo per acquistare gli schiavi

strumenti musicali
Strumenti musicali

Tamburo di antilope
Tamburo in pelle di antilope





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 25 giugno 2004 - 5040 letture

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