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Così non si sconfigge la zanzara!

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
L'ordinanza del Sindaco contro la zanzara tigre non è efficace.
Ecco come comportarsi.

daDavid Fiacchini biologo


Sulla lotta alla zanzara tigre si sono dette e scritte tante cose, spesso e volentieri senza conoscere la biologia e l'ecologia delle specie animali di cui si parla. In particolare:
a) i pesci rossi non si mangiano le larve delle zanzare (non sono larvivori);
b) eliminare i ristagni d'acqua significa spostare il sito di deposizione delle zanzare in altri luoghi e ripresentare il problema ancora una volta senza risolverlo alla radice;
c) i prodotti chimici lavicidi sono pericolosi per le altre forme animali che vivono a ridosso delle aree "disinfestate" e per l'uomo stesso.
Allora ...come fare ?

E’ sicuramente fondamentale partire – come da molte parti suggerito – dalla prevenzione che, anzi, è il modo migliore per ridurre numericamente le popolazioni di questo fastidioso insetto: in tal senso sono giustissime, ad esempio, le misure volte a ridurre in aree urbane e periferiche il ristagno dell'acqua nei contenitori esterni alle abitazioni, come sottovasi, secchi, cisterne aperte.
Si tratta di una sorta di utilissima "lotta ecologica", ma attenzione a come la si mette in pratica perché il ciclo biologico delle zanzare, infatti, inizia proprio in acqua con la nascita delle larve. Se però impediamo di fatto l'accesso all'acqua degli adulti per l'ovodeposizione, questi si sposteranno altrove alla ricerca di una pozza o di un altro piccolo punto d'acqua ferma: in questo modo invece di risolverlo, "spostiamo" il problema zanzara a qualche centinaio di metri di distanza.
E' invece opportuno lasciare che l'acqua ristagni per qualche giorno, così da far deporre in tutta tranquillità l'insetto: una volta nate le larve, poi, è possibile svuotare il contenitore eliminando così un'intera generazione di piccole zanzare, mentre gli adulti torneranno al sito considerato "sicuro" per una successiva fase riproduttiva.
Per le cisterne interrate, le fontane pubbliche, le vasche ornamentali o per gli altri punti d'acqua dove è impossibile operare un simile "controllo", è assolutamente sconsigliabile il ricorso ad insetticidi, larvicidi, altre sostanze chimiche di sintesi aspecifiche e ad altri particolari "rimedi" (tipo il filo di rame): anche in questo caso, infatti, terminato l'effetto momentaneo di queste sostanze (che comunque, è bene ricordarlo, danneggiano anche molte altre specie animali "utili", e non fanno certamente bene neanche all'uomo ...) il problema si ripresenta, dato che altri adulti torneranno a deporre le uova in tranquillità e senza predatori.
A proposito dei predatori naturali delle zanzare: i pesci rossi, così come le Gambusie (altro pesce alloctono che nulla ha a che fare con la nostra ittiofauna) non sono assolutamente da immettere nel nostro ambiente (come peraltro previsto dalla recente Legge Regionale n. 11/03). Oltre ad essere specie esotiche, non si nutrono di larve di zanzara (se non in modica quantità) mentre stanno sterminando i nostri più "validi" alleati – loro sì predatori naturali – contro questi insetti: piccoli anfibi come i Tritoni, ad esempio, voracissimi predatori sia di larve che di adulti di zanzara ed oggi pressoché scomparsi; oppure i Coleotteri ed Emitteri acquatici, come Notonetta, Ditisco, Nepa, insieme ad altre preziose specie animali autoctone oggi purtroppo "sterminate" da una gestione pubblica purtroppo … "ignorante" degli equilibri dei nostri ecosistemi naturali e seminaturali.
Scrivo queste poche righe senza alcuna vena polemica nei confronti dell’Amministrazione comunale, ma credo sia oggi evidente a tutti che sempre più spesso per risolvere un problema di natura ambientale vengono date informazioni parziali se non addirittura errate; ciò accade anche perché all'interno degli Enti Pubblici in genere e ASL non vi sono figure tecniche (come naturalisti e biologi) che potrebbero invece consigliare il metodo di “lotta ecologica” di volta in volta più adatto alla situazione.
Continuando così si rischia di perseverare verso scelte sbagliate (come l’introduzione delle Taccole per “risolvere” il problema dei Piccioni nei centri storici) che poi ricadono negativamente sia sull’ambiente (disinfestazioni continue con prodotti chimici pericolosi per la salute delle persone e degli animali) che sugli stessi cittadini (denaro pubblico speso in modo inappropriato, problematica non risolta, ecc.).
Esiste una disciplina scientifica, definita Ecologia urbana (branca dell’Ecologia), che può essere applicata per risolvere – con interventi da eseguirsi nel breve e nel medio periodo – casi come quello della Zanzara tigre con metodologie sperimentate e risolutive. E ovviamente esistono giovani biologi e naturalisti disponibili per collaborazioni ed incarichi.
Speriamo che sin dalla prossima occasione si cambi finalmente “sistema”, come già accade altrove in Italia.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 21 giugno 2004 - 2794 letture

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