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Ricordando Enrico Medi

4' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
A trent'anni dalla morte di Enrico Medi la diocesi decide di ricordarlo durante il mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla preghiera del Rosario, attraverso i suoi scritti e le sue riflessioni sui misteri. Un modo semplice per ricordare la figura bella e significativa di uno scienziato credente che ha speso la sua vita per l'avvento di un'umanità migliore.

dall' Ufficio Diocesano per la Pastorale


Il mese di maggio è tradizionalmente mese dedicato alla preghiera del Rosario ed è occasione straordinaria di catechesi e di incontro con gli altri. Quest’anno ricorrono trent’anni dalla morte del Servo di Dio Enrico Medi. Per questo le riflessioni ai misteri del Rosario sono state prese da degli scritti del servo di Dio che li ha pubblicati, come lui dice, “per lasciare all’anima cristiana il libero volo alla sua pietà e al suo raccoglimento, mentre lo Spirito santo manda il suo soffio vivificante entro di lei”.
Sono riflessioni” - dice sempre Medi - “senza alcuna pretesa di dire cose nuove, non sviluppate, come spunti brevi per avviare l’anima alla meditazione orante. Lo Spirito santo ispira nei cuori il sentire con Gesù e Maria, accende la luce nelle menti, conforta e consola il pianto ed il dolore”.
Nel trentennale della morte di Enrico Medi ci è sembrato opportuno far conoscere questa figura così bella e significativa, dono di Dio per la nostra diocesi e per la Chiesa intera.
Chi era Enrico Medi
Enrico Medi nasce a Porto Recanati il 26 aprile 1911: suo padre esercita nel paese la professione di medico chirurgo. Frequenta le elementari nella scuola dell’allora Corso Vittorio Emanuele III° (oggi Corso Matteotti). Medi è ancora giovanissimo quando lascia le sponde dell’Adriatico per approdare a Roma, dove, appena diciassettenne, entra nell’università laureandosi a 21 anni in fisica pura con Enrico Fermi.
Libero docente di Fisica terrestre nel 1937, è chiamato nel 1942 alla cattedra di fisica sperimentale dell’Università di Palermo. La prima tesi al mondo sul neutrone è opera sua, così come le prime esperienze sul radar che raccolsero però l’ignorante supponenza delle autorità pubbliche del tempo. Anche i suoi studi sulle fasce ionizzanti dell’alta atmosfera subirono la stessa sorte. Occorrerà attendere cinque anni e la segnalazione dell’americano Van Allen per rendersi conto, con colpevole ritardo, che Medi aveva ragione. Dopo la triste esperienza della guerra e del fascismo, nel 1946 Medi è eletto nell’Assemblea Costituente e successivamente è deputato al parlamento nella prima legislatura della Repubblica. La sua carriera politica giunge al culmine nel 1971 quando risulta primo degli eletti (75.000 voti di preferenza) al Consiglio Comunale di Roma. Ma, come ricorda Federico Alessandrini, egli era un uomo che “mal si adattava al compromesso, alla concessione sistematica, alla reticenza.... preferì, dunque, ritirarsi per continuare un’azione volta a formare gli uomini...”.
Già dal 1949 è direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e titolare della cattedra di Fisica terrestre presso l’Università di Roma: nel 1958 è nominato Vice-Presidente dell’Euratom. Il suo nome divenne noto al grande pubblico soprattutto per i suoi interventi alla televisione. Con chiarezza e semplicità di espressione svolse un ruolo importante nel campo della divulgazione scientifica e con grande successo personale il 21 Luglio 1969 commentò a tutti gli italiani lo sbarco sulla Luna dell’astronauta Amstrong.
Questo Enrico Medi - scrive Marino Scalabroni - dalla mente di scienziato e dal cuore di poeta, questo diffusore della scienza fuori dalle paludate assise accademiche, questa coscienza che dalle immensità dei mondi o degli infinitesimali cosmi atomici ha saputo raggiungere accenti di grande poesia, questo Medi nostro, è nato qui (Porto Recanati), in questa terra dove si sposa il dramma infinito di Leopardi alla umile e ultraterrena dolcezza del mistero Lauretano...”. Scienziato credente, offrì tutte le sue energie per l’avvento di una umanità migliore. Rivolse la sua opera soprattutto ai giovani, visti nella luce di un superiore modello: il Cristo.
Enrico Medi concluse la sua giornata terrena sul tramonto della domenica del 26 maggio 1974. Riposa nella tomba di famiglia, nel cimitero di Belvedere Ostrense. Il 26 maggio 1996 viene introdotta la causa di beatificazione.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 30 aprile 2004 - 5111 letture

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