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sestante: Il ritorno del Centro

7' di lettura Senigallia 30/11/-0001 -
Uno sguardo al nuovo piano di riqualificazione del Centro storico elaborato dal prof. Pierluigi Cervellati e che sarà oggetto di mostre e dibattiti pubblici nei prossimi mesi.

di Fabrizio Chiappetti
direttore@viveresenigallia.it


Senigallia e il suo Centro storico: un binomio fondamentale, che forma un’identità, uguale a quello presente in tutte o quasi le città italiane ma al tempo stesso denso di peculiarità, di particolari unici e irripetibili. È un’affermazione scontata, quasi una banale constatazione, quella per cui la nostra città non sarebbe quella che è senza quelle vie, quelle pietre, quelle linee architettoniche, che hanno fissato in ciascuno di noi un sentimento vivo di appartenenza. Eppure, come tutti i patrimoni, come tutto ciò che nella vita individuale e in quella di una comunità è così importante da racchiudere il senso di una presenza e la ricchezza di una storia millenaria, il Centro storico richiede attenzione, cura e progetti che sappiano guardare oltre. Non solo in vista della necessaria conservazione, ma anche dello sviluppo e del rinnovamento delle funzioni tipiche di un Centro urbano: la residenzialità, lo scambio commerciale, la vita politica e culturale. Il piano urbanistico che ha regolato fino ad oggi questa parte fondamentale della città è vecchio di trent’anni, e in un lasso di tempo così lungo molti sono i problemi che si sono accumulati e sommati con altri più recenti. Di qui l’urgenza di rimettere mano ad uno strumento di programmazione e gestione del territorio, in un’ottica di innovazione e di condivisione delle soluzioni da adottare.
Circa un anno fa la Giunta comunale individuò nelle proposte presentate da Pierluigi Cervellati, professore ordinario alla Facoltà di Pianificazione del Territorio dell’Università di Venezia, la base per l’elaborazione di un Piano Particolareggiato per la riqualificazione del Centro storico. Un gruppo di lavoro, coordinato dal docente, ha successivamente svolto, su incarico della Giunta, un’analisi più approfondita della situazione giungendo ad elaborare una serie di ipotesi progettuali. Dalla ricostruzione del passato urbanistico e architettonico della città un dato emerge con particolare chiarezza: Senigallia è stata caratterizzata, per secoli, da una monumentalità in gran parte perduta dopo il terremoto del 1930. «Con la devoluzione pontificia del 1631 – si legge nella relazione del gruppo di lavoro – Senigallia assume un carattere monumentale per la misura e l’altezza dei fabbricati, per gli elementi architettonici e decorativi in pietra, spesso d’Istria, per l’ortogonalità e classicità dell’impianto urbano». E ancora :« A partire dal 1823 Senigallia ha una congiuntura economica nuovamente favorevole. Si pensi al teatro inaugurato due volte: nel 1830 e, dopo un incendio devastante, nel 1840 (…)». Numerose e di indubbio prestigio furono le opere realizzate durante il regno di Pio IX, così come agli inizi del Novecento la “scoperta” della vocazione turistica, unita a quella più antica e tradizionale della città della Fiera, diede ulteriori impulsi all’ampliamento del nucleo cittadino. «Dopo il 1930 – continua la relazione – cambia lo scenario urbano. Due archi trionfali dei Portici Ercolani vengono abbattuti; molti i palazzi scapitozzati di un piano, scorticati dell’intonaco e in parte mutilati delle decorazioni in pietra. IlMisa, ingabbiato nelle sponde laterali, si allontana dalla vista quotidiana. In breve tutto il Centro fu semidistrutto dal terremoto…e dalla ricostruzione, nel senso che si preferì demolire ciò che era rimasto in piedi. Si preferì sostituire il legno e la pietra con il cemento. Si preferì innovare invece che ripristinare, restituire. L’effetto, che ancor oggi vediamo, è quello di un simulacro di città antica».
A completare il quadro delle sofferenze si aggiungono i problemi del nostro tempo: scarsità di spazi residenziali, di servizi adeguati (leggi carenza cronica di posti auto per residenti e parcheggi) e prezzi alle stelle, con la conseguente emorragia di abitanti e di esercizi commerciali. La proposta elaborata dal “gruppo Cervellati” mira a contrastare questa somma di tendenze negative, ponendosi una serie di obiettivi che dovrebbero, in altre parole, delineare l’orizzonte del nuovo Piano. In primo luogo si punta alla permanenza, all’interno del Centro storico, di almeno 2000 abitanti e per ottenere questo risultato «occorrerà limitare le nuove costruzioni all’esterno dell’area storica». Si propone inoltre di realizzare interventi di recupero più o meno radicali, quali il ripristino della cinta muraria attorno alla Rocca, la ristrutturazione dei cosiddetti “orti” adiacenti al Palazzo Vescovile, il ripristino dell’abitato ricostruendo lo skyline del vecchio Ghetto e cancellando piazza Simoncelli. Anche il Lungofiume è interessato alle modifiche, dal momento che si potrebbe aumentare la sua fruibilità grazie ad una struttura in legno da porre su ambo i lati per tutto il percorso segnato dai Portici Ercolani fino al Molo. Laddove sarà possibile, infine, si punterà a riportare alcuni palazzi “decapitati” dal sisma del ’30 alle altezze originali. Il tutto all’insegna, ecco il secondo grande obiettivo, del recupero della monumentalità perduta. «Un terzo obiettivo – si conclude nella relazione – è quello della predisposizione di una serie di percorsi tesi alla scoperta del Centro storico. Il percorso della città dei Della Rovere. Il percorso della città pontificia. Il percorso della città-fiera-porto. Dal loro intreccio dovrebbe emergere quella magnificenza di cui si diceva».
Ora la parola passa ai senigalliesi, che potranno prendere visioni delle ipotesi progettuali nell’ambito dell’apposita mostra, allestita nelle sale di Palazzo del Duca. Nei prossimi mesi saranno organizzati incontri con i professionisti per raccogliere osservazioni e critiche. C’è da augurarsi che non manchino né le une né le altre, poiché più alta è la partecipazione alla discussione intorno al destino del Centro, più si contribuisce a conservare il valore culturale, ancor prima di quello strettamente monumentale, di un patrimonio comune di eccezionale valore.
Schema di ripristino di parte dell’abitato in piazza Simoncelli (ex Ghetto degli Ebrei)


Schema riprostino Piazza Simoncelli
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Questo intervento di ripristino, secondo Cervellati, va a recuperare un vuoto urbanistico che svaluta le tre piazze che configurano la storia della città: piazza del Duca, piazza Roma e piazza del Duomo. Piazza Simoncelli non è un luogo pensato per essere una piazza, ma lo è diventato successivamente e in conseguenza dell’abbattimento del pre-esistente quartiere ebraico, come ricorda ancora una lapide posta sul lato della piazza che fa angolo con via dei Commercianti. Nell’ipotesi progettuale il mercato ambulante che si svolge in questo spazio può essere trasferito in piazza del Duomo o nell’adiacente piazza del Duca.

Piantina della Rocca roveresca
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Schema di intervento di riqualificazione dell’intorno della Rocca roveresca con il ripristino della cortina muraria.
Il progetto mira al recupero del significato spaziale del monumento, attraverso il ripristino della parte mancante delle mura; è prevista anche una risistemazione delle aree verdi per aumentare la fruibilità dell’interno complesso. Netta è la posizione critica nei confronti dei lavori eseguiti in piazza del Duca. In futuro, sostiene Cervellati, occorrerà cancellare lo “pseudo-restauro urbano”, modificando la pavimentazione e gli arredi.

Veduta area della Rocca
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Una foto aerea della Rocca di Senigallia, da cui è possibile notare la parte di cinta muraria rimasta in piedi (a sinistra) e il luogo dell’eventuale ricostruzione.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 06 aprile 2004 - 7116 letture

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