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voce misena: Ancora Natale

2' di lettura Senigallia 30/11/-0001 - L'unica festa per la quale posso accettare una certa dose di consumismo è il Natale. Una festa tanto solenne da poter giustificare ogni eccesso, purché sia festeggiata degnamente. Ma forse le feste più belle sono festeggiate con semplicità.

L'unica festa per la quale posso accettare una certa dose di consumismo è il Natale. Mi spiego: sono insofferente verso i compleanni, a stento accetto gli onomastici, se mi parlano di halloween rischio l'idrofobia; ma per il Natale è un’altra cosa, forse per "colpa" del mio san Francesco che nella gioia del Signore che viene diceva che avrebbe strofinato di carne anche i muri perché partecipassero al pranzo festivo e, lui umilissimo, che se fosse stato imperatore avrebbe dato ordine di spargere becchime per le strade, per far banchettare gli uccelli. Un anno che il Natale cadde di venerdì, mise in penitenza un frate che gli aveva chiesto se quel giorno fosse tenuto ad osservare il digiuno, «perché», disse, «aveva osato chiamare venerdì un giorno così grande». Detto questo per mettermi al riparo da una stantia accademia anticonsumistica, voglio parlarvi di una mia nostalgia.
Anche la nostra bella Senigallia è piena di vetrine con esposti presepi di ogni foggia, opere di pregiato artigianato e a volte anche vere opere d'arte, anche se "minore". Certo, nei supermercati ed in alcune modeste cartolerie si trova anche robetta di plastica di poco costo, ma gli occhi sono attratti dallo splendore delle cose belle, che, se potessi permettermele, volentieri mi porterei a casa. Eppure nel mio cuore c'è un grande spazio per il ricordo, che mi piacerebbe attualizzare, del mio primo presepio: di cartoncino fustellato, a tre fogli sovrapposti, chiuso sembrava una grossa cartolina dai disegni un po' strani; aperto rivelava come un piccolo palcoscenico con il proscenio, le quinte e il fondale, un vero bellissimo presepio popolato di tutti i personaggi previsti, relativi animaletti e persino la stella cometa. Poche lire, oggi diremmo pochissimi euro, di cartoncino coloratissimo declamante una commovente poesia. Qui da noi oggi introvabile. Tutto quello che ho potuto rimediare è una cartolinetta fustellata che appena appena riesce a rendere l'idea di un presepio.
Chiaro, non ho niente contro i bellissimi capolavori esposti in rutilanti vetrine, che sono anche testimonianza di cultura oltre che di una fede diffusa pur nel nostro ambiente tanto secolarizzato; io mi contenterei però di poter comprare il mio nostalgico presepe di cartoncino che mi tiene caldo il cuore e vi rinnova lo stupore di quel mio primo Natale consapevole.
di P. Alberto Teloni ofm





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 17 dicembre 2003 - 1972 letture

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