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il resto del carlino: Barboni in città: extracomunitari accampati al parco
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Barboni italiani e barboni extracomunitari divisi anche nella povertà. Entrambi bivaccano e vivono sotto le stelle, ma in posti diversi. Divisi anche nella miseria. Nemmeno la comune condizione di vagabondi riesce a integrare locali ed extracomunitari. Così i vagabondi del posto si tengono a debita distanza dagli immigrati che 'bivaccano' in città e si dividono gli accampamenti per la notte. Le scalinate del 'pala Turismo' - come documentato dal 'Carlino' nelle edizioni di ieri e l'altro ieri - sono territorio dei barboni italiani. Gli extracomunitari si devono 'accontentare' dei giardini Morandi, compresi tra la stazione ferroviaria e la palazzina del Turismo.
Due 'miserie' a poca distanza l'una dall'altra ma rigorosamente distinte.
«Noi non siamo extracomunitari, con loro non abbiamo nulla a che fare» ha detto l'altro ieri al 'Carlino' Giuliano, il clochard cinquantenne che da giorni 'vive' di notte sulla scalinata del 'pala Turismo'. Un'affermazione dietro la quale traspare del risentimento per quella che, a suo dire, sarebbe una disparità di trattamento delle associazioni di volontari locali.
«Pensano tutte agli extracomunitari, e a noi chi ci aiuta?» dice polemicamente Giuliano. Vagabondi nazionali e stranieri benché uniti dalla comune sorte di vita di strada, in realtà si ignorano. Intanto però i 'bivacchi' in città si moltiplicano. Gli extracomunitari, come dicevamo, si sono 'impossessati' dei giardini. Basta rovistare un po' tra i cespugli per trovare le tracce dei loro bivacchi. Una pentola, qualche povero utensile ed una boccetta di alcol per appiccare il fuoco: sono neanche troppo nascosti tra il verde, inequivocabile testimonianza di chi non solo in quel luogo gelido e buio ci dorme, ma ci cucina e ci mangia pure.
Chi pensa a cercare di togliere questa gente dal bivacco e dalla strada? C'è qualcuno che li avvicina e prova almeno a portarli nei centri di accoglienza e solidarietà?
I cittadini di notte in quelle zone non passano. Chi proprio deve transitare da quelle parti, gira al largo dai giardini. La città insomma sa e non vede.
«Ci aiutano solo degli anziani, portano ogni tanto da mangiare» dice Giuliano, il clochard italiano. Intanto il Natale si avvicina e sembra far 'paura' anche a chi il coraggio di vivere in strada ce l'ha nel sangue.
Due 'miserie' a poca distanza l'una dall'altra ma rigorosamente distinte.
«Noi non siamo extracomunitari, con loro non abbiamo nulla a che fare» ha detto l'altro ieri al 'Carlino' Giuliano, il clochard cinquantenne che da giorni 'vive' di notte sulla scalinata del 'pala Turismo'. Un'affermazione dietro la quale traspare del risentimento per quella che, a suo dire, sarebbe una disparità di trattamento delle associazioni di volontari locali.
«Pensano tutte agli extracomunitari, e a noi chi ci aiuta?» dice polemicamente Giuliano. Vagabondi nazionali e stranieri benché uniti dalla comune sorte di vita di strada, in realtà si ignorano. Intanto però i 'bivacchi' in città si moltiplicano. Gli extracomunitari, come dicevamo, si sono 'impossessati' dei giardini. Basta rovistare un po' tra i cespugli per trovare le tracce dei loro bivacchi. Una pentola, qualche povero utensile ed una boccetta di alcol per appiccare il fuoco: sono neanche troppo nascosti tra il verde, inequivocabile testimonianza di chi non solo in quel luogo gelido e buio ci dorme, ma ci cucina e ci mangia pure.
Chi pensa a cercare di togliere questa gente dal bivacco e dalla strada? C'è qualcuno che li avvicina e prova almeno a portarli nei centri di accoglienza e solidarietà?
I cittadini di notte in quelle zone non passano. Chi proprio deve transitare da quelle parti, gira al largo dai giardini. La città insomma sa e non vede.
«Ci aiutano solo degli anziani, portano ogni tanto da mangiare» dice Giuliano, il clochard italiano. Intanto il Natale si avvicina e sembra far 'paura' anche a chi il coraggio di vivere in strada ce l'ha nel sangue.

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