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il resto del carlino: Blindati per un pentito
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Un pentito, ex boss mafioso, ha testimoniato ieri al tribunale di Senigallia in una causa di maltrattamenti famigliari. Imponenti le misure di sicurezza. Scene da film ieri mattina in tribunale. Tutto è iniziato attorno alle 9 con l'arrivo di alcune auto civetta blindate, precedute da una vettura della polizia penitenziaria.
Non appena sotto il palazzo di giustizia, dalle auto sono scesi in tutta fretta agenti in borghese che imbracciando mitragliette hanno fatto entrare in tribunale un uomo evidentemente tenuto sotto stretta scorta. Uno scenario magari consueto in uffici giudiziali siciliani o calabresi ma non frequente dalle nostre parti.
Tanto che ha creato non poco stupore tra le persone che in quel momento si trovavano a passare da quelle parti. Si è poi appreso che la persona guardata a vista era un pregiudicato; un «pentito» già appartenente ad una pericolosa organizzazione criminale, chiamato a deporre nel processo che vede alla sbarra per maltrattamenti in famiglia e minacce il 55enne senigalliese F.D.A.
Proprio a difesa dell'imputato il «pentito» è stato chiamato a deporre. Circondato dagli agenti nel banco dei testimoni, il pregiudicato ha ricostruito una delle vicende di violenze ed angherie familiari.
Il teste ha sostenuto di aver difeso F.D.A. dalle aggressioni dei figli.
Una sorta di guardia del corpo, mentre la controparte ritiene che il calabrese avrebbe invece dato manforte in un episodio al pestaggio dei figli, che dovettero poi ricorrere alle cure dei medici al pronto soccorso. Qui sarebbero proseguite poi altre percosse. Una volta terminata la deposizione, il teste con lo stesso spiegamento di forze dell'arrivo, è stato fatto scendere dal tribunale e fatto salire su una delle auto di servizio. La colonna di mezzi si è allontanata sgommando per un luogo segreto dove il pentito vive sotto protezione. Intanto dopo aver ascoltato il parroco di Marzocca, il giudice unico Vincenzo Capezza ha rinviato il processo al prossimo 11 febbraio per raccogliere la deposizione dei carabinieri che furono presenti allo 'scontro' tra il padre imputato e i figli.
Non appena sotto il palazzo di giustizia, dalle auto sono scesi in tutta fretta agenti in borghese che imbracciando mitragliette hanno fatto entrare in tribunale un uomo evidentemente tenuto sotto stretta scorta. Uno scenario magari consueto in uffici giudiziali siciliani o calabresi ma non frequente dalle nostre parti.
Tanto che ha creato non poco stupore tra le persone che in quel momento si trovavano a passare da quelle parti. Si è poi appreso che la persona guardata a vista era un pregiudicato; un «pentito» già appartenente ad una pericolosa organizzazione criminale, chiamato a deporre nel processo che vede alla sbarra per maltrattamenti in famiglia e minacce il 55enne senigalliese F.D.A.
Proprio a difesa dell'imputato il «pentito» è stato chiamato a deporre. Circondato dagli agenti nel banco dei testimoni, il pregiudicato ha ricostruito una delle vicende di violenze ed angherie familiari.
Il teste ha sostenuto di aver difeso F.D.A. dalle aggressioni dei figli.
Una sorta di guardia del corpo, mentre la controparte ritiene che il calabrese avrebbe invece dato manforte in un episodio al pestaggio dei figli, che dovettero poi ricorrere alle cure dei medici al pronto soccorso. Qui sarebbero proseguite poi altre percosse. Una volta terminata la deposizione, il teste con lo stesso spiegamento di forze dell'arrivo, è stato fatto scendere dal tribunale e fatto salire su una delle auto di servizio. La colonna di mezzi si è allontanata sgommando per un luogo segreto dove il pentito vive sotto protezione. Intanto dopo aver ascoltato il parroco di Marzocca, il giudice unico Vincenzo Capezza ha rinviato il processo al prossimo 11 febbraio per raccogliere la deposizione dei carabinieri che furono presenti allo 'scontro' tra il padre imputato e i figli.

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