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il resto del carlino: Mussulmana al lavoro, la collega: «Non ti parlo»
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Dopo la strage di Nassyria in città si sono verificati alcuni episodi di intolleranza.
Il Carlino ha intervistato Mohamed El Alam, consigliere straniero aggiunto al Consiglio comunale di Senigallia. «Qualche giorno fa una donna musulmana che indossava il velo si è recata regolarmente al proprio posto di lavoro a Senigallia. Come sempre ha salutato la collega, ma questa - una donna del posto - le ha detto in maniera cruda che non se la sentiva di rivolgerle la parola. Come se la colpa della strage di Nassirya fosse stata la sua».
A riferire l'episodio, avvenuto in città all'indomani della strage di Nassirya, è il consigliere comunale straniero aggiunto Mohamed El Alam.
Allora Mohamed.
«Anche noi stiamo pagando a caro prezzo la tragedia che ha colpito l'Italia» dice Mohamed. «Dopo quello che è successo la gente ci guarda in maniera diversa, anche se per fortuna non tutti. Non voglio dire che c'è dell'astio ma un certo sospetto forse sì. Certo è che le cose sembrano improvvisamente mutate».
Il rapporto della città con la comunità musulmana locale è cambiato?
«Non dico questo, ma purtroppo quello della donna musulmana non è un caso isolato. Si sono registrati anche altri fatti, per fortuna isolati; qualche parola di troppo, qualche segno di nervosismo ed occhiate 'strane' nei nostri confronti, che prima non c'erano».
Come vive questa situazione la comunità musulmana?
«Siamo addolorati in maniera sincera e partecipiamo al lutto che ha colpito carabinieri, militari e civili. Speriamo che con razionalità si possa distinguere e comprendere che non tutti gli extracomunitari sono terroristi. Così come d'altra parte noi possiamo dire che non tutti gli italiani sono mafiosi o brigatisti. Noi condanniamo quanto accaduto perché siamo contrari alla guerra e vogliamo l'integrazione. Ci dispiace per i carabinieri, con i quali a Senigallia abbiamo un buon rapporto e ci trattano bene. Viviamo meglio che nei nostri paesi dove magari c'è ancora la tortura».
Qualche mese fa alcuni musulmani sono stati fermati nel senigalliese e nelle loro tasche le forze dell'ordine hanno trovato messaggi scritti in arabo nei quali si inneggiava alla Jihad ed a Bin Laden.
Che ne sapete voi del ritrovamento in zona di quei documenti che esaltano Bin Laden?
«E' la prima volta che lo sento. Ma quando è successo? Non sapevo niente e neppure i miei colleghi consiglieri mi avevano informato. Probabilmente non lo sapevano neppure loro. Ripeto, siamo dispiaciuti veramente per la strage, anche se quanto accaduto non giustifica l'atto politico».
In che senso?
«Il governo che ha deciso di inviare i carabinieri, sapeva a quale rischio li avrebbe esposti, ma questo ci porta ad un’analisi di carattere internazionale».
Torniamo allora a Senigallia. Quanti sono i musulmani in città?
«Alla nostra associazione Multietnica fanno capo extra-comunitari di tutte le provenienze e religioni. Come musulmani saremo un migliaio».
Vi siete ritrovati in questi giorni?
«Con qualcuno si e naturalmente abbiamo commentato i tristi avvenimenti».
Avete in città un vostro luogo di preghiera?
«Ci siamo riuniti spesso ed abbiamo anche parlato di prendere in affitto un locale per adibirlo a moschea. Ma ancora non abbiamo deciso niente in merito».
Vi siete rivolti anche al sindaco?
«No. abbiamo pensato di portare avanti la questione tra noi, soprattutto tra i giovani».
«In questi giorni siamo torturati e sacrificati continuamente» aggiunge il presidente dell'Unione delle comunità islamiche in Italia, Mohamed Dachan Nour. «Ma questo è il prezzo che dobbiamo pagare nella strada dell'integrazione. Fa parte della scelta obbligata che noi confermiamo e che la strage di Nassirya non ci fa certo cambiare».
di Sandro Galli
Il Carlino ha intervistato Mohamed El Alam, consigliere straniero aggiunto al Consiglio comunale di Senigallia. «Qualche giorno fa una donna musulmana che indossava il velo si è recata regolarmente al proprio posto di lavoro a Senigallia. Come sempre ha salutato la collega, ma questa - una donna del posto - le ha detto in maniera cruda che non se la sentiva di rivolgerle la parola. Come se la colpa della strage di Nassirya fosse stata la sua».
A riferire l'episodio, avvenuto in città all'indomani della strage di Nassirya, è il consigliere comunale straniero aggiunto Mohamed El Alam.
Allora Mohamed.
«Anche noi stiamo pagando a caro prezzo la tragedia che ha colpito l'Italia» dice Mohamed. «Dopo quello che è successo la gente ci guarda in maniera diversa, anche se per fortuna non tutti. Non voglio dire che c'è dell'astio ma un certo sospetto forse sì. Certo è che le cose sembrano improvvisamente mutate».
Il rapporto della città con la comunità musulmana locale è cambiato?
«Non dico questo, ma purtroppo quello della donna musulmana non è un caso isolato. Si sono registrati anche altri fatti, per fortuna isolati; qualche parola di troppo, qualche segno di nervosismo ed occhiate 'strane' nei nostri confronti, che prima non c'erano».
Come vive questa situazione la comunità musulmana?
«Siamo addolorati in maniera sincera e partecipiamo al lutto che ha colpito carabinieri, militari e civili. Speriamo che con razionalità si possa distinguere e comprendere che non tutti gli extracomunitari sono terroristi. Così come d'altra parte noi possiamo dire che non tutti gli italiani sono mafiosi o brigatisti. Noi condanniamo quanto accaduto perché siamo contrari alla guerra e vogliamo l'integrazione. Ci dispiace per i carabinieri, con i quali a Senigallia abbiamo un buon rapporto e ci trattano bene. Viviamo meglio che nei nostri paesi dove magari c'è ancora la tortura».
Qualche mese fa alcuni musulmani sono stati fermati nel senigalliese e nelle loro tasche le forze dell'ordine hanno trovato messaggi scritti in arabo nei quali si inneggiava alla Jihad ed a Bin Laden.
Che ne sapete voi del ritrovamento in zona di quei documenti che esaltano Bin Laden?
«E' la prima volta che lo sento. Ma quando è successo? Non sapevo niente e neppure i miei colleghi consiglieri mi avevano informato. Probabilmente non lo sapevano neppure loro. Ripeto, siamo dispiaciuti veramente per la strage, anche se quanto accaduto non giustifica l'atto politico».
In che senso?
«Il governo che ha deciso di inviare i carabinieri, sapeva a quale rischio li avrebbe esposti, ma questo ci porta ad un’analisi di carattere internazionale».
Torniamo allora a Senigallia. Quanti sono i musulmani in città?
«Alla nostra associazione Multietnica fanno capo extra-comunitari di tutte le provenienze e religioni. Come musulmani saremo un migliaio».
Vi siete ritrovati in questi giorni?
«Con qualcuno si e naturalmente abbiamo commentato i tristi avvenimenti».
Avete in città un vostro luogo di preghiera?
«Ci siamo riuniti spesso ed abbiamo anche parlato di prendere in affitto un locale per adibirlo a moschea. Ma ancora non abbiamo deciso niente in merito».
Vi siete rivolti anche al sindaco?
«No. abbiamo pensato di portare avanti la questione tra noi, soprattutto tra i giovani».
«In questi giorni siamo torturati e sacrificati continuamente» aggiunge il presidente dell'Unione delle comunità islamiche in Italia, Mohamed Dachan Nour. «Ma questo è il prezzo che dobbiamo pagare nella strada dell'integrazione. Fa parte della scelta obbligata che noi confermiamo e che la strage di Nassirya non ci fa certo cambiare».
di Sandro Galli

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