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corriere adriatico: Amianto sui pescherecci, spunta una perizia

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Nel 2002 la sezione del lavoro del tribunale di Ancona ha voluto una perizia per verificare la presenza di Amianto all'interno del Cantiere Navalmeccanico. La cosa assume una grossa rilevanza nel processo in corso degli ex operai del cantiere contro Inps e Inail.
L'amianto nel Navalmeccanico c’è e sarebbe confermato da una perizia medico-legale del 29 marzo del 2002 voluta dalla sezione del Lavoro del tribunale di Ancona. Dunque appena un anno e mezzo fa due esperti hanno eseguito una consulenza per il tribunale dorico su spinta degli operai del cantiere a ridosso del porto di Senigallia. Gli ex lavoratori hanno presentato ricorso contro l’Inps perché l’istituto non avrebbe riconosciuto loro i benefici previdenziali da rischio amianto come previsto da specifiche leggi in materia. Quelle normative (risalenti agli anni '92 e '93) consentirebbero al lavoratore di aziende che trattano materiali pericolosi per la salute dell'uomo di avere una sorta di "scivolo" contributivo. Tale opportunità, o meglio diritto sancito per legge, scatterebbe dopo il decimo anno di servizio computando all'operaio un anno mezzo di età lavorativa in più. Dopo 10 anni di attività il lavoratore può considerarne 15.
Gli operai del cantiere sostengono che fino al 1990 vi sarebbe stata uria "presenza di amianto in quantità elevata e con un notevole impatto nell'ambiente lavorativo . La struttura ha aperto i battenti nel 1947 facendo solamente riparazioni ma è dal 1950 che ha iniziato anche la costruzione dei pescherecci.
Il sopralluogo è avvenuto nel marzo del 2002 ed è stato eseguito dal dottor Gabriele Fava (chimico e professore ordinario di Chimica applicata alla Tutela dell'Ambiente nell'Università di Ancona) e dal dottor Mario Governa (medico chirurgo e professore ordinario di Medicina del Lavoro dell'Università di Ancona) e ha interessato tutti i locali del cantiere ed una delle cinque navi. Nella relazione degli esperti viene affermato che "materiali o manufatti contenti amianto sono risultati presenti nelle coperture dei fabbricati, all'interno dello stabilimento e nella nave in allestimento nello scalo ".
Dunque la presenza del cemento-amianto (eternit che tra l'altro veniva fabbricato a pochi metri di distanza in linea d'aria nello stabilimento Sacelit-Italcementi) è confermata per le coperture. L'ispezione ha fatto riscontrare nei magazzini "nastri, corde, guarnizioni, lastre piane, di amianto" di varie dimensioni. Anche nella nave ci sarebbe amianto e sarebbe presente "nei locali e settori dell'apparato motore".
Il pericoloso materiale sarebbe stato usato anche come isolante per vari tipi di tubazioni.
Amianto anche per isolare le intelaiature delle porte tagliafuoco. Nell' asserire che il materiale è stato ampiamente utilizzato nelle costruzioni navali i consulenti del tribunale attestano che "non risulta che vi siano state radicali operazioni di decontaminazione e bonifica dell'amianto all'interno dello stabilimento".
Alla documentazione degli esperti si aggiunge quella di un ex dipendente in particolare che, come avvalorato dal suo diretto superiore Giovanni Garofolini non avrebbe fatto altro lavoro se non quello nel cantiere Navalmeccanico, è portatore di "placche pleuriche”. Si tratta di una malattia professionale riconducibile ad una precedente esposizione a fibre di asbesto (amianto). Insomma per gli ex operai del Navalmeccanico ci sarebbero tutti gli elementi per imporre all'Inps di concedere il tanto sospirato diritto ad accedere ai benefici come i loro colleghi di altre località.
Mercoledì 26 novembre nelle aule del tribunale di Ancona si dovrebbe, il condizionale è d'obbligo considerati alcuni rinvii nei mesi scorsi, iniziare a far luce su questa vicenda del Navalmeccanico che non vede coinvolta l'Inps, quale solo Ente in grado di concedere quei benefici, ma anche l'Inail.
Questo secondo Istituto avrebbe infatti eseguito una relazione per l'Inps con la quale non avrebbe indicato la sussistenza dei "requisiti" per accordare quanto previsto dalla normativa sull'amianto.
di Marcello Pagliari

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