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il messaggero: Alessandroni in cella per colpa delle pornostar

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Luigi Alessandroni ex gestore dell'Uselin de la comare si difende dal carcere: "non c'era traffico di cocaina nel mio locale e dalla 'ndragheta ho avuto solo un prestito"
Dai morbidi salottini dell'Uselin de la comare alla dura vita del carcere, prima ad Ascoli e ora a Viterbo. Sempre a riflettere sui fantasmi di donne spettacolari. La Procura di Ancona lo ha accusato di aver spacciato cocaina e fatto prostituire ragazze straniere nel disinvolto locale di Senigallia, che lui gestiva pur senza esserne il proprietario. Luigi Alessandroni, invischiato nell’inchiesta sui traffici del clan Alvaro, giura che in affari di polvere e marchette non è mai entrato. Ma le donnine le maledice, sì. In particolare le pornostar che, a suo dire, lo avrebbero rovinato.
Il "re della notte" ha raccontato la sua verità al giudice nel corso dell'interrogatorio che si è svolto nei giorni scorsi, alla presenza dell'avvocato Gianni Marasca. Ha spiegato di essere entrato in contatto con Antonio Alvaro (ritenuto dagli investigatori un esponente di spicco della 'ndrangheta) non per fare affari sporchi, per far decollare nel ruolo di impresario dell’hot-show. Spettacoli piccanti, era il dicembre 2002 e Alessandroni stava lavorando all'organizzazione dell'Eros festival, il trionfo del sesso con Milly D'Abbraccio e pornostar al seguito. Aveva bisogno di soldi ed Alvaro, cliente dell'Uselin de la comare, gli aveva prestato una somma sostanziosa per far approdare la manifestazione alla discoteca Odissea di Ancona.
Tutto pronto, la carovana delle pornostar stava "indossando" gli abiti di scena quando, il 20 dicembre, arrivò la Polizia: stop al festival dell'amore, il locale non aveva l'agibilità. «Mi trovai senza incasso e con il debito da restituire - ha spiegato l'arrestato -. Quelli iniziarono a premere, rivolevano i soldi che io mi impegnai a versare un po' alla volta. Le richieste erano insistenti, per questo mi sentivo quasi tutti i giorni con gli uomini di Alvaro. Ma non per motivi di droga».
Alessandroni ha aggiunto, inoltre, che gli esponenti del clan frequentavano il suo locale prima del prestito e durante il periodo in cui lui stava onorando la restituzione del debito. Una volta saldato il conto, il gestore li avrebbe allontanati tutti dall'Uselin della comare. E questo dimostrerebbe, secondo la difesa, che l'esercizio commerciale non era passato sotto il controllo della 'ndrangheta. «Da noi venivano esponenti delle forze dell'ordine - ha proseguito Alessandroni -. Rapporti amichevoli e di lavoro, c'era piena collaborazione, eravamo sempre sotto controllo. Perché non mi hanno arrestato allora? Perché non hanno fermato allora il traffico di cocaina, ammesso che esistesse? La verità è che, se esisteva, io ne ero estraneo».
Una versione difensiva che approderà, domani, davanti al Tribunale del riesame. Dai giudici d'appello per l'esame del mandato di cattura, il "re della notte" spera il nulla osta per tornare il libertà
di G. Sg.

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