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il messaggero: Il professore se ne va accompagnato dai violini
3' di lettura
2002


Commosso saluto al professor Sergio Anselmi. Ieri una cerimonia laica all'interno del Museo della Mezzadria, che tra 10 anni porterà il suo nome.
Tantissime le autorità intervenute. Addio professore, ci mancherai. Ieri mattina, parenti, amici e colleghi hanno portato l'ultimo saluto a Sergio Anselmi, 79 anni, morto venerdì pomeriggio a causa di una grave malattia. Oltre cento persone si sono ritrovate alla commemorazione laica di ieri mattina, al museo della Mezzadria. Occhi mesti e sguardi attoniti.
La vedova Maria Ludovica ha assistito alla cerimonia avvolta nel suo dolore, gli occhi nascosti dietro le lenti scure per non far scorgere quelle lacrime taglienti, soffocate a stento.
Nella sua ufficialità, è stata una cerimonia intima. In sottofondo, la musica dei violini. La cerimonia è iniziata sulle parole dell'ingegner Remo Morpurgo, presidente dell'Associazione per la Storia dell'Agricoltura Marchigiana, fondata dallo stesso Anselmi. «Credo che per ricordare il professore - ha detto Morpurgo - sia una doverosa scelta intitolargli il museo della Mezzadria».
Il sindaco Luana Angeloni ha accolto subito la proposta: d'altra parte, senza Sergio Anselmi il museo della Mezzadria non esisterebbe. È stato proprio il Professore a battersi affinchè Senigallia avesse un contenitore della storia agricola.
Nell'aria grigia, un silenzio solenne. Gli occhi dei presenti erano fissi sulla bara del professore, sulla quale i figli avevano appoggiato il "disordine ordinato" della sua scrivania: le forbici, la colla, la lente d'ingrandimento, la pipa, gli occhiali, un timbro, la radiolina, un fermacarte in legno che gli aveva portato il figlio Michele da Roma.
Tanti gli interventi dei presenti per rendere omaggio a Sergio Anselmi, l'amico, il politico, lo storico, il professore. Burbero, tenace, esigente, rigoroso, intelligente e lucido. Il professore non era per tutti: ma chi lo ha saputo conoscere, ha osannato tutto di lui. «Non ritornerai, lo so - lo ha salutato il figlio Michele - Non eri facile da amare, papa, ma era impossibile non amarti». Sergio Anselmi adorava il jazz di Louis Armstrong. E sulle note di una sua canzone, l'intima folla si è avvicinata alla bara per un'ultima fuggente carezza e si è congedata alla moglie Maria Ludovica e ai figli Michele e Barbara.
Tanti gli amici presenti ieri mattina: tra i politici, Silvana Amati (nipote di Anselmi), in rappresentanza della Regione, Patrizia Casagrande per la Provincia, il sindaco Luana Angeloni, l'assessore Alfio Albani, Lorenzo Mazzoli, Lanfranco Bertolini, Fabrizio Marcantoni, Graziano Mariani, Marcelle Mariani e Gianluigi Mazzuferi.
Dal mondo della scuola, dell'università e della cultura, Alfonso Benvenuto, Paolo Franceschini, Angela Leone, Enrico Moroni, Ercole Sori, Renzo Paci, Marco Crivellini, Sergio Branciari, Camillo Nardini, Ada Antonietti, Stefano Schiavoni, Nino Bucci, Sandro Genovali, Emanuele Bugatti, Ettore Baldetti, una delegazione dell'Università di San Marino. A rendere un ultimo rispettoso, silenzioso saluto a Sergio Anselmi c'erano proprio tutti: monsignor Odo Fusipecci, l'ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, Matilde Cerri, Bruno Malatesta, Silvio Pasquini, Giuseppe Quaresima, gli Amici del Molo, le delegazioni dei vigili del fuoco e della polizia municipale. All'ingresso del museo, in un libro, tutti gli intervenuti alla commemorazione hanno messo la loro firma: 15 pagine di nomi e cognomi. Tra dieci anni, il Museo della Mezzadria porterà il nome di Sergio Anselmi, ma «sarà duro tornare in questo chiostro sapendo di non trovarlo più qui» ha concluso il professore Ercole Sori. Dopo la cerimonia, il corpo del professore è stato portato via per essere cremato.
di Laura delle Donne
Tantissime le autorità intervenute. Addio professore, ci mancherai. Ieri mattina, parenti, amici e colleghi hanno portato l'ultimo saluto a Sergio Anselmi, 79 anni, morto venerdì pomeriggio a causa di una grave malattia. Oltre cento persone si sono ritrovate alla commemorazione laica di ieri mattina, al museo della Mezzadria. Occhi mesti e sguardi attoniti.
La vedova Maria Ludovica ha assistito alla cerimonia avvolta nel suo dolore, gli occhi nascosti dietro le lenti scure per non far scorgere quelle lacrime taglienti, soffocate a stento.
Nella sua ufficialità, è stata una cerimonia intima. In sottofondo, la musica dei violini. La cerimonia è iniziata sulle parole dell'ingegner Remo Morpurgo, presidente dell'Associazione per la Storia dell'Agricoltura Marchigiana, fondata dallo stesso Anselmi. «Credo che per ricordare il professore - ha detto Morpurgo - sia una doverosa scelta intitolargli il museo della Mezzadria».
Il sindaco Luana Angeloni ha accolto subito la proposta: d'altra parte, senza Sergio Anselmi il museo della Mezzadria non esisterebbe. È stato proprio il Professore a battersi affinchè Senigallia avesse un contenitore della storia agricola.
Nell'aria grigia, un silenzio solenne. Gli occhi dei presenti erano fissi sulla bara del professore, sulla quale i figli avevano appoggiato il "disordine ordinato" della sua scrivania: le forbici, la colla, la lente d'ingrandimento, la pipa, gli occhiali, un timbro, la radiolina, un fermacarte in legno che gli aveva portato il figlio Michele da Roma.
Tanti gli interventi dei presenti per rendere omaggio a Sergio Anselmi, l'amico, il politico, lo storico, il professore. Burbero, tenace, esigente, rigoroso, intelligente e lucido. Il professore non era per tutti: ma chi lo ha saputo conoscere, ha osannato tutto di lui. «Non ritornerai, lo so - lo ha salutato il figlio Michele - Non eri facile da amare, papa, ma era impossibile non amarti». Sergio Anselmi adorava il jazz di Louis Armstrong. E sulle note di una sua canzone, l'intima folla si è avvicinata alla bara per un'ultima fuggente carezza e si è congedata alla moglie Maria Ludovica e ai figli Michele e Barbara.
Tanti gli amici presenti ieri mattina: tra i politici, Silvana Amati (nipote di Anselmi), in rappresentanza della Regione, Patrizia Casagrande per la Provincia, il sindaco Luana Angeloni, l'assessore Alfio Albani, Lorenzo Mazzoli, Lanfranco Bertolini, Fabrizio Marcantoni, Graziano Mariani, Marcelle Mariani e Gianluigi Mazzuferi.
Dal mondo della scuola, dell'università e della cultura, Alfonso Benvenuto, Paolo Franceschini, Angela Leone, Enrico Moroni, Ercole Sori, Renzo Paci, Marco Crivellini, Sergio Branciari, Camillo Nardini, Ada Antonietti, Stefano Schiavoni, Nino Bucci, Sandro Genovali, Emanuele Bugatti, Ettore Baldetti, una delegazione dell'Università di San Marino. A rendere un ultimo rispettoso, silenzioso saluto a Sergio Anselmi c'erano proprio tutti: monsignor Odo Fusipecci, l'ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, Matilde Cerri, Bruno Malatesta, Silvio Pasquini, Giuseppe Quaresima, gli Amici del Molo, le delegazioni dei vigili del fuoco e della polizia municipale. All'ingresso del museo, in un libro, tutti gli intervenuti alla commemorazione hanno messo la loro firma: 15 pagine di nomi e cognomi. Tra dieci anni, il Museo della Mezzadria porterà il nome di Sergio Anselmi, ma «sarà duro tornare in questo chiostro sapendo di non trovarlo più qui» ha concluso il professore Ercole Sori. Dopo la cerimonia, il corpo del professore è stato portato via per essere cremato.
di Laura delle Donne

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